Il problema della reperibilità dei medici anestesisti all’Asp di Agrigento si acuisce perchè i contratti a termine non vanno al di là dei sei mesi
Nella dotazione organica dell’ospedale “Giovanni Paolo II” mancano otto medici anestesisti e dopo mesi di prestazioni straordinarie sarebbero stati gli stessi sanitari in servizio a riferire ai vertici dell’Azienda sanitaria di Agrigento di non essere più in grado di andare avanti con ritmi che mettono a repentaglio l’assistenza quotidiana agli utenti.
Sono stressati e potrebbero affrontare poco lucidi il lavoro che prevede l’attività della sala operatoria. Si è ripetuto ciò che più volte era successo nell’area di emergenza e in ortopedia: medici stressati e consapevoli che I turni massacranti a cui sono sottoposti richiano di avere conseguenze negative per i pazienti.
Gli anestesisti, in particolare, dall’ottobre dello scorso anno sono sottoposti ad un superlavoro ed a turni anche di 24 ore, costretti a fare la spola tra le sale operatorie e la camera iperbarica. Ieri la decisione di privilegiare l’attività chirurgica, seppure con la riduzione delle ore dedicate alle varie unità operative e il sacrificio della camera iperbarica, costretta a chiudere a partire da lunedi prossimo.
Il problema della reperibilità dei medici anestesisti esiste eccome in Sicilia, ma all’Asp di Agrigento si acuisce perchè i contratti a termine non vanno al di là dei sei mesi, una durata che tiene lontano chi cerca tempi più lunghi e nella scelta preferisce le strutture sanitarie che offrono contratti a tempo determinato che vanno da uno a due anni. Ieri, intanto, ultimo ciclo di terapie in camera iperbarica per un gruppo di utenti che da mesi arrivano periodicamente nella struttura saccense provenienti da ogni parte della provincia di Agrigento, dal versante occidentale del trapanese e da quello sud della provincia di Palermo.
La chiusura dell’impianto saccense (che presentava tra le altre cose un guasto che rallentava l’attività) li costringe a recarsi a Trapani e Palermo, con gravi disagi. Hanno protestato con una raccolta di firme inviata alla direzione sanitaria dell’Asp ed al Tribunale per i diritti del malato, ma per la loro situazione di emergenza non c’è purtroppo nulla da fare.
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