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PROVVEDIMENTO “STORICO”: RICONOSCIUTA LA VIOLAZIONE DI DOMICILIO, AGGRAVATA, PER L’OCCUPAZIONE DI UN ALLOGGIO POPOLARE DURANTE L’ASSENZA DELL’ASSEGNATARIO

La Procura e il Tribunale di Sciacca pongono fine ad un fenomeno che, purtroppo, è diventato una piaga sociale che interessa migliaia di cittadini

Il Tribunale e la Procura della Repubblica di Sciacca mettono un punto fermo su una vicenda che è diventata di rilevanza sociale e che genera forte preoccupazione in migliaia di assegnatari di alloggi popolari.

Centinaia e centinaia di casi accadono nella nostra Penisola. Assegnatari di alloggi popolari che si allontanano provvisoriamente dalla loro abitazione per vari motivi, fare la spesa, un ricovero in ospedale, una breve vacanza per andare a trovare i figli, e al loro ritorno trovano la casa occupata, illegalmente, da altri.

Inizia una lotta a carte bollate, ma spesso si è costretti anche a pagare ingenti somme a chi ha profanato un sacro diritto per riavere l’alloggio. Spesso la lotta è impari e a soccombere è il legittimo assegnatario dell’alloggio popolare. Ma ciò che è assurdo è la convinzione, spesso motivata dalla realtà dei fatti, che riprendersi quanto “scippato” illegalmente è cosa difficile, se non impossibile.

La Procura e il Tribunale di Sciacca hanno messo fine a questa vicenda, a questo sopruso, a questo calpestio del diritto. Lo hanno fatto con un provvedimento che diviene un preciso punto di riferimento in campo nazionale. Un’applicazione di misura cautelare che crea un precedente a cui bisogna fare riferimento per ristabilire la giustizia e che consente il “rientro” a casa dell’assegnatario legittimo.

La vicenda è accaduta a Ribera, lo scorso luglio. La signora Rosalia Lana, assistita poi legalmente dall’avvocato Rosaria Giacomazzo, si reca in Germania per il matrimonio di un familiare. Dopo pochi giorni ritorna a Ribera. Qui l’amara sorpresa. Non può entrare nel suo alloggio di via degli Appennini. Toppa cambiata e, peggio ancora, constata che il suo appartamento, del quale è legittimo assegnatario, risulta occupato da Cinzia Randisi (di anni 38) e Pietro Gammalleri (di anni 39).

I due si sono intrusi nell’alloggio di Rosalia Lana, hanno gettato il mobilio nello spazio esterno, e, addirittura, avevano eseguito dei lavori edili. Insomma, si avevano adeguato l’appartamento alle “loro esigenze”, chiaramente illegittime.

L’avvocato della signora Lana, Rosaria Giacomazzo, si è rivolta alla Procura della Repubblica. Il caso è stato eseguito dal sostituto procuratore Michele Marrone, il quale ha imputato alla coppia Randisi-Gammalleri il reato di violazione di domicilio, il tutto aggravato anche dal reato di violenza privata. Quest’ultimo riferito al danno economico e psicologico subito dalla signora Lana inerente al fatto che il mobilio era stato gettato all’esterno procurando, ovviamente, un ingente danno.

Il Gup Cristina Sala, ha accolto la sostanza dell’impianto accusatorio della Procura della Repubblica e ha emesso un provvedimento  infliggendo la misura cautelare del divieto di dimora di Randisi-Gammalleri in via degli Appennini e l’allontanamento dai luoghi ove sono ubicati alloggi popolari. Il processo deve celebrarsi, ma contiene le basi solidi per reggere,da parte della pubblica accusa, l’impianto accusatorio.

La vicenda si è conclusa con l’immediato intervento delle forze dell’ordine e la restituzione dell’alloggio alla signora Lana. Sulla vicenda, c’è da segnalare la forte determinazione del magistrato Marrone che ha voluto tenacemente porre fine a tale odioso fenomeno. Il magistrato ha puntato sul reato di violazione di domicilio, aggravato dalla violenza privata, e non sul quello dell’occupazione abusiva. Quest’ultimo è più ricorrente quando l’alloggio non è assegnato, è libero. La persona offesa, in tal caso, è l’Istituto Autonomo Case Popolari.

Il provvedimento emesso dal Tribunale di Sciacca, certamente, costituisce un valido e preciso punto di riferimento da utilizzare nei casi simili che ormai sono una piaga sociale. Ci sono centinaia e centinaia di persone, specie anziani, assegnatari di alloggi popolari che non escono più dalle loro abitazioni per paura di trovarla occupata da abusivi.

(Nella foto, il magistrato Michele Marrone)

Redazione Corriere

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