Provincia senz’acqua: fondi, promesse e disastri. E il dissalatore come “manna dal cielo” ancora non è attivo

L’estate 2025 presenta in sostanza contorni identici a quella del 2024.

Lo stato di emergenza, lo stanziamento di fondi per implementare un programma di interventi per migliorare la situazione e l’istituzione di un’apposita cabina di regia, guidata dal Presidente della Regione, per coordinare gli interventi urgenti, non hanno al momento ancora inciso sul servizio idrico in provincia di Agrigento. Nonostante gli interventi e i fondi stanziati, l’erogazione dell’acqua resta insufficiente in tutti i comuni dell’Agrigentino. A ciò si aggiunge una gestione del servizio da parte di Aica (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) che si caratterizza per disservizi diffusi, bilanci in rosso e allarmi fino ad oggi ignorati. Le proteste sono oggi quotidiane e arrivano un po’ in tutti i Comuni. L’estate 2025 presenta in sostanza contorni identici a quella del 2024. E poi, la “ciliegina sulla torta” di un ente gestore che dall’11 giugno scorso è senza consiglio di amministrazione, le cui dimissioni sono state accolte dai sindaci soci, a loro volta costretti ad accettarle su pressing dei cittadini per i continui disservizi. L’organo di governo della società, responsabile della gestione strategica e del controllo dell’azienda, non è stato ritenuto adeguato ad affrontare lo stato di emergenza. La individuazione del nuovo Cda si è però rivelata molto complessa. La volontà, dopo l’esperienza negativa del precedente Cda, la cui indicazione è stata quasi totalmente politica, è quella di trovare tecnici competenti in grado di risollevare una società che presenta una condizione di cronica sofferenza economico-finanziaria che ha determinato un grave squilibrio di bilancio, colmato solo in parte con gli adeguamenti tariffari, ritenuti dai cittadini inopportuni a fronte di un servizio insufficiente. Siamo quasi al capolinea.
Anche il dissalatore mobile, previsto a Porto Empedocle, presentato dal governo regionale come soluzione alla crisi, non è ancora in funzione. Per mesi la cabina di regia ha annunciato che sarebbe stato pronto entro il mese di giugno e che con 100 litri di acqua al secondo avrebbe tamponato lo stato di emergenza. Ma le previsioni non si sono tramutate in realtà. E da più parti non c’è molto ottimismo a fronte di perdite nelle condotte che hanno superato il 50 per cento dell’acqua immessa. La Consulta delle Associazioni di Aica ha lanciato un appello urgente alle massime autorità regionali, ma anche all’Arera, denunciando con forza il rischio concreto di bancarotta che grava sulla gestione del servizio idrico. L’allarme lanciato non riguarda soltanto la tenuta del sistema, ma anche i rischi legali, civili e penali che potrebbero ricadere sui responsabili della gestione in caso di omissioni o negligenze. La Consulta accusa i sindaci e sostiene che servono azioni concrete, un piano di recupero e un’assunzione di responsabilità trasparente, prima che la situazione degeneri ulteriormente. A conferma dello stato di confusione che regna nella gestione del servizio, ci sono anche le richieste che arrivano da fonti politiche, sia di governo che di opposizione, di attivare una gestione straordinaria e commissariale del servizio.