Sull’indagine che riguarda gli appalti per la rete idrica ad Agrigento, ha parlato oggi il procuratore della Repubblica Giovanni Di Leo con una nota inviata alla stampa. «Le intercettazioni – afferma – restano uno strumento indispensabile per l’accertamento di reati a concorso necessario, dove non è pensabile che il corrotto o il corruttore si presenti spontaneamente a denunziare i fatti che lo coinvolgono, o che un terzo possa venirne a conoscenza e riferire alla autorità giudiziaria o di polizia. L’obbligo dell’ufficio requirente o della polizia giudiziaria di reprimere i fenomeni è ulteriormente reso più gravoso dalla intervenuta abolizione di un reato-spia, come l’abuso d’ufficio, che spesso permetteva di avviare indagini più complesse».
Di Leo ha poi sottolineato che «il quadro normativo attuale sembra volgere a una richiesta di sostanziale ‘impunità’, che non può essere ovviamente accolta, finché il reato di corruzione resta nel Codice penale, da chi costituzionalmente è chiamato ad esercitare l’azione penale». «Il quadro che emerge dalle indagini – aggiunge – è tale da fare ritenere gravemente pregiudicato l’interesse della popolazione. Il rifacimento della rete idrica di Agrigento era stato finanziato, per intero, nel 2015 con il patto per la Sicilia. Ad oggi consegnati lavori costituenti un ‘primo stralciò. Sono passati 10 anni e non per l’esistenza di indagini preliminari. Ad oggi ad eseguire lavori formalmente consegnati all’impresa vincitrice nel 2023 sono pochi operai e un escavatore di un’impresa che rappresenta il 12% dell’Ati aggiudicataria. I lavori per il Ccr di Ravanusa rientrano in una progettazione che risale al 2013, presa in esame con il piano regionale sullo smaltimento dei rifiuti in Sicilia, risalente al 2015, rielaborato nel 2019, ed è stato bandito – con urgenza ai sensi del Codice degli appalti – nel 2022, con un termine per la presentazione delle offerte di soli 22 giorni (18 i lavorativi). Altri lavori non ancora banditi, sono già oggetto di mire appropriative da parte dei membri della associazione per delinquere per la quale si continua indagare, anche se il Giudice non ha ancora ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza al riguardo». Il magistrato lascia intravedere una replica indiretta a quanto affermato nei giorni scorsi dal sindaco di Agrigento Franco Micciché, che aveva auspicato che le indagini potessero procedere senza bloccare la realizzazione della rete idrica, esprimendo comunque gratitudine verso l’operato della Procura. «Al centro di tale sistema – conclude Di Leo – vi sono figure politiche, tecniche, amministrative enti e strutture già note. Ogni struttura istituzionale è stata debitamente attivata da questo Ufficio per scongiurare perdite di finanziamenti, blocco di lavori e ulteriori danni per la cittadinanza che vede l’acqua scorrere per le strade e non nelle tubazioni, i rifiuti per le strade e discariche spuntare ovunque. Si auspica che l’attività discreta, e ancora agli inizi, dell’autorità giudiziaria e della Polizia di Stato sia accompagnata dalla collaborazione di chi, imprenditore, politico, amministratore, professionista, sa e ha finora taciuto, almeno in nome di quella “Cultura” di cui Agrigento è quest’anno capitale italiana, in cui dovrebbe rientrare anche il senso civico».
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