Processo riorganizzazione Cosa nostra a Sciacca: condannato Friscia, assolti Di Natale, Marciante e Catanzaro

Dieci anni di reclusione per Friscia, ma il tribunale ha escluso il ruolo di capomafia
PALERMO – Si è concluso con una condanna e tre assoluzioni il procedimento abbreviato legato all’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sulla presunta riorganizzazione di Cosa nostra a Sciacca e sui rapporti tra il clan, la politica e l’imprenditoria locale.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, Carmen Salustro, ha condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione Domenico Friscia, 62 anni. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena quasi doppia, ma il tribunale ha escluso per Friscia il ruolo di capomafia, pur confermando la sua appartenenza all’organizzazione criminale. Friscia è stato inoltre assolto dall’accusa di voto di scambio.
Assolti gli altri tre imputati: l’ex consigliere comunale Vittorio Di Natale, Rosario Catanzaro e Giuseppe Marciante, imprenditore e nipote di Friscia, titolare della Gsp Costruzioni. Secondo l’accusa, Friscia avrebbe incontrato Di Natale, già esponente di Forza Italia e poi candidato con la lista Onda al consiglio comunale di Sciacca, dove ottenne 305 voti senza essere eletto. A siglare l’intesa, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato Catanzaro. Il pm aveva chiesto per loro condanne rispettivamente a 8 anni e a 6 anni e 8 mesi. Marciante, ritenuto la mente imprenditoriale della cosca, era accusato di associazione mafiosa, ma anche per lui è arrivata l’assoluzione.