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PROCESSO MAGINOT, MAROTTA: SENTITO ISPETTORE DELLA SQUADRA MOBILE

Nell’udienza di ieri, relativa al processo col rito ordinario – scaturito dall’operazione antimafia “Maginot”- in cui è imputato il riberese Carmelo Marotta, 43 anni, imprenditore nel campo delle forniture edili, è stato escusso l’ispettore della squadra mobile di Palermo, Giuseppe Badagliacca, teste del sostituto procuratore della Dda di Palermo, Giuseppe Fici. L’ispettore della Polizia di Stato ha svolto la sua attività investigative culminate con l’arresto del boss Giuseppe Falsone, arrestato a Marsiglia il 25 giugno del 2010. Perquisendo l’abitazione marsigliese di Falsone furono trovati documenti che proverebbero l’attività di “favoreggiamento” alla latitanza da parte di Carmelo Marotta. L’ispettore della Mobile ha raccontato lo svolgimento delle indagini, le intercettazioni, gli spostamenti di Marotta e Morreale. I due erano controllati con Gps installati nelle auto di cui facevano uso costante, ma anche attraverso la rete cellulare. In particolare, la pubblica accusa affonda le radici accusatorie sulla pen drive di proprietà di Carmelo Marotta, contenente importanti file che proverebbero il collegamento tra Falsone e l’imprenditore riberese. Le indagini hanno accertato che Falsone, dalla Francia, impartiva le proprie direttive tramite l’invio di email e di comunicazioni tramite skype all’imprenditore riberese che riceveva la posta elettronica in un bunker blindato e schermato per evitare eventuali intrusioni elettroniche da parte della polizia. Carmelo Marotta è difeso dal penalista saccense Aldo Rossi e da Antonino Zanchi del Foro di Palermo.

Nel processo svoltosi a Palermo con il rito abbreviato, queste le condanne inflitte nei giorni scorsi:

8 anni e 8 mesi Salvatore Morreale, di Favara, 42 anni, e Antonino Pirrera, 59 anni, di Favara;

8 anni di reclusione sono stati inflitti a Carmelo Cacciatore, 47 anni, di Agrigento e Francesco Caramazza, 38 anni, di Agrigento;

6 anni di carcere per Calogero Pirrera, 73 anni, di Favara e Liborio Parello, 41 anni, di Agrigento;

2 anni e 8 mesi di reclusione per Giuseppe Maurello, 42 anni, di Lucca Sicula e Antonino Perricone, 41 anni, di Villafranza Sicula. Questi sono stati assolti dall’accusa di estorsione (Antonino Perricone estorsione impresa Coci; Giuseppe Maurello tenmtata estorsione impresa Infrastrutture). Inoltre la Cassazione ha annullato il regime di custodia cautelare.

Assolto Giovanni Vinti, 42 anni, di Ribera (10 anni la richiesta del Pm).

Redazione Corriere

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