Povertà assoluta: in Italia 1,3 milioni di minori a rischio, Sicilia tra le regioni più fragili

La povertà assoluta colpisce con maggiore intensità le famiglie numerose e quelle con un basso livello di istruzione. Ben quattro capoluoghi siciliani figurano tra i primi venti in Italia per incidenza di famiglie monoreddito con figli

In Italia, una famiglia è considerata in povertà assoluta quando non riesce a sostenere le spese essenziali per garantire uno standard di vita dignitoso. A pagare il prezzo più alto di questa condizione sono i minori: secondo gli ultimi dati Istat, nel 2024 quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni vivono in povertà assoluta. Si tratta del 13,8% degli under 18, una cifra allarmante che fotografa una fragilità sociale sempre più diffusa. A evidenziarlo è la fondazione Openpolis, che ha analizzato i dati dell’Istituto nazionale di statistica per tracciare un quadro aggiornato del fenomeno.

La povertà assoluta colpisce con maggiore intensità le famiglie numerose e quelle con un basso livello di istruzione. Particolarmente vulnerabili risultano le famiglie monoreddito con figli a carico, una condizione che rappresenta un indicatore chiave di disagio economico. A livello territoriale, la situazione è particolarmente critica nel Sud Italia, con la Sicilia che emerge tra le regioni più esposte.

Sulla base dei dati comunali del 2020, ben quattro capoluoghi siciliani figurano tra i primi venti in Italia per incidenza di famiglie monoreddito con figli: Palermo è al quinto posto, seguita da Ragusa (12°), Catania (13°) e Siracusa (18°). Un primato poco lusinghiero che riflette un problema strutturale: la persistente debolezza del mercato del lavoro femminile.

Nel 2025, l’Istat ha stimato per la Sicilia un tasso di occupazione femminile pari al 25,5%, contro il 46,7% degli uomini. Un divario di oltre 21 punti percentuali, che si allarga ulteriormente rispetto alla media nazionale: in Italia, il tasso di occupazione femminile è del 39,6%. Questi numeri raccontano una realtà in cui il lavoro delle donne resta marginale, con ricadute dirette sulla stabilità economica delle famiglie e sul benessere dei minori.

La povertà minorile, dunque, non è solo una questione di reddito, ma il risultato di un sistema che fatica a garantire pari opportunità e inclusione. Intervenire su istruzione, occupazione femminile e politiche familiari è oggi più che mai una priorità per contrastare un fenomeno che rischia di compromettere il futuro di un’intera generazione.