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PLESSO SCOLASTICO VIA NASTASI: IL CAMBIO DI DESTINAZIONE D’USO DOVEVA ESSERE APPROVATO IN CONSIGLIO COMUNALE

Una raccomandata dell’Ufficio Tecnico Ripartizione Urbanistica del 16 novembre 2010 fa luce sulla vicenda

Sulla vicenda realtiva al plesso scolastico San Francesco di via Brigatiere Nastasi, nota ormai pubblicamente per i risvolti pirandelliani, una raccomandata del 16 novembre 2010, protocollo n. 36297, inviata dall’Ufficio Tecnico Ripartiazione Urbanistica, fa luce su un quadro pieno di ombre. Quelle ombre che hanno riempito le cronache a far data dal 15 settembre, quando i genitori degli alunni iniziarono la loro protesta per avere una scuola adeguata ai requisiti previsti dalle normative.

Come tutti sanno, iniziò una filiera lungo la quale si ricercarono le responsabilità. Il sindaco Vito Bono, fino a qualche giorno fa comunicava (attraverso solenni note stampa) che era “impegnato per la ricerca della verità, per capire, fare chiarezza, sulla vicenda”. Ancora oggi, il primo cittadino è impegnato nel compito di ricercatore, mentre le 300 famiglie e la città attendono di sapere cosa è successo, perchè è successo, di chi sono le responsabilità.

Noi del Corriere di Sciacca, siamo lieti offrire un contributo al sindaco nel compito di ricerca. Certo, per lui dovrebbe rappresentare un compito abbastanza agevole, essendo a capo dell’amministrazione e della macchina amministrativa.

La raccomandata n. 36297, datata 16 novembre 2010, e indirizzata alla società titolare dell’immobile di via Brigadiere Nastasi utilizzato per uso scolastico, al progettista dei lavori, alla sezione edilizia della Polizia Municipale, a firma del dirigente architetto Giuseppe Bivona, non lascia spazio a margini di equivoci.

Questa la raccomandata:

In riscontro a quanto “comunicato”, ai sensi del comma 9, della L.R. 37/85, relativamente ai lavori di adeguamento di un ummobile in via B. Nastasi, in catasto al F.M. 110, particella n. 1042, sub 5, ateg C/2, al fine di destinarli a sede del IV circolo didattico, si fa presente che le opere indicate comportano un cambio di destinazione dell’unità immobiliare, da valutare ai sensi del D.M. del 18.12.1975, ai fini della verifica del rispetto dei parametri previsti in detto decreto.

Alla luce di quanto sopra, atteso che gli interventi attengono ad un iter procedurale differente dalla “comunicazione ai sensi dell’art. 9 della L.R. 37/85

Si Diffidano

Le SS.VV, ognuno per le proprie competenze, ad intraprendere i lavori di cui alla precitata istanza e/o sospenderli e ripristinare lo stato dei luoghi, qualora iniziati, salvo l’applicazione dei provvedimenti relazionati all’abuso commesso.

La predetta comunicazione, pertanto, non può produrre gli effetti stabiliti dalle norme vigenti. Alla Polizia Municipale la presente è inviata per attivare le procedure di competenza.

La predetta comunicazione, pertanto, non può produrre gli effetti stabiliti dalle norme vigenti.

Dunque, con la raccomandata si fa emergere che i locali abbisognavano del cambio di destinazione per essere adibiti a uso scolastico e la semplice “comunicazione di inizio dei lavori” non bastava. In buona sostanza, bisognava procedere come nel famoso caso dei locali del Bingo. Il cambio di destinazione doveva transitare dal Consiglio comunale per l’approvazione.

Auspichiamo che il signor sindaco attenui di rimarcare il distinguo tra responsabilità politiche e amministrative-operative. Le due fasi sono complementari.

Redazione Corriere

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