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PLESSO SAN FRANCESCO: IL TAR RESPINGE RICORSO F.LLI RUSSO

Intendeva ottenere l’annullamento del provvedimento del 3 novembre 2011, n. 33990, con cui l’Ufficio Tecnico dispose l’improcedibilità del cambio di destinazione dei locali

Il Tar di Palermo, seconda sezione, respinge la domanda di sospensiva proposta dalla ditta F.lli Russo per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, del provvedimento del 3 novembre 2011, n. 33990, con cui il dirigente del V Settore Urbanistica del Comune di Sciacca dispose l’improcedibilità del cambio di destinazione, nonché di tutti gli atti pregressi, connessi e conseguenziali, dell’immobile di proprietà della società F.lli Russo di Sciacca.

Come è noto, il piano terra dell’edificio era stato affittato al Comune per essere adibito a scuola elementare del IV Circolo didattico “San Francesco”. La II Sezione del Tar di Palermo, presidente Filippo Giamportone, consigliere Carlo Modica de Mohac, estensore Sebastiano Zafarana, ha respinto lo scorso 14 febbraio la domanda di annullamento della improcedibilità del cambio di destinazione dell’suo dell’immobile. Lo scorso 17 gennaio la giunta deliberò di resistere al ricorso presentato dalla ditta F.lli Russo, dando mandato al legale del Comune, avvocato Antonino Serra.

La ditta F.lli Russo aveva chiesto l’idoneità nell’aprile del 2011. Poi il diniego nell’ottobre 2011. Un punto di domanda è ricorrente nell’opinione pubblica: perché fu eseguita la consegna dell’edificio alla direzione scolastica in assenza delle autorizzazioni? La vicenda è ancora in auge, con le indagini da parte della Procura della Repubblica ancora in corso. Pare che siano sulla via della conclusione e nei prossimi giorni si saprà se si procederà con la richiesta di un rinvio a giudizio o con la richiesta dell’archiviazione.

La vicenda fece scalpore. Bisogna risalire al 15 settembre scorso, al suono della campanella che sanciva l’inizio dell’anno scolastico in quella che doveva essere la sede della scuola elementare “San Francesco”. Trascorsero pochi minuti, dal suono della campanella all’ingresso degli scolari, quando accadde una “rivoluzione” da parte dei genitori. Una sommossa vera e propria il cui primo riverbero fu quello dello stop delle lezioni. I genitori, infatti, si rifiutarono di far frequentare la scuola ai figlioletti. Le aule erano anguste, al di sotto degli standard previsti dalla legge, gli infissi non avevano le apposite aperture per il ricambio dell’aria. Poi, giorno dopo giorno, vennero alla luce diversi particolari paradossali. I locali non avevano autorizzazione, ma soprattutto non era stato deliberato dal Consiglio comunale il cambio di destinazione dell’uso. In quei locali vi si esercitava, prima, un’attività commerciale. Scattarono denunce, esposti.

Redazione Corriere

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