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PENSIONI, ABOLIZIONE LEGGE FORNERO: LA CASSAZIONE HA DATO L’OK. SUPERATA LA QUOTA PREVISTA DI 500 MILA FIRME (IN TUTTO 3 MILIONI DI FIRME)

La legge Fornero sulle pensioni potrebbe avere i giorni contati. La Cassazione ha dato l’ok. Matteo Salvini, leader della Lega Nord, ha comunicato su Facebook che è arrivata la certificazione dalla Cassazione che la quota di 500.000 firme è stata raggiunta. Dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno aderito al referendum contro la legge Fornero, Salvini comunica che l’ultimo passaggio sarà l’ok della Corte Costituzionale.

Questo significa che se tutto procede come previsto, in primavera la riforma Fornero sarà abolita. La raccolta di firme organizzata nei banchetti del Carroccio e nei municipi ha avuto un enorme successo e un coro di assensi.

Nel giugno scorso, in Cassazione erano state consegnate le firme raccolte (tre milioni di firme complessive in 600 scatoloni). Adesso è arrivato l’ok. L’unico ostacolo resta il fatto che la riforma Fornero è molto utile per le casse statali.

Si attende che la Consulta valuti la costituzionalità della proposta l’approvi. Gli effetti negativi di tale riforma sulle pensioni sono conosciuti da tutti e da sempre la Lega si batte per questo.

Da questa riforma terribile è nata la categoria degli esodati, che non hanno un lavoro e non hanno ancora diritto al reddito della pensione. Si tratta di oltre 160.000 persone danneggiate da una legge ingiusta e non equa. Nonostante siano state disposte diverse salvaguardie per andare incontro al grave disagio delle famiglie colpite, ancora sono in molti a soffrire e la soluzione definitiva non è vicina.

Ma il dramma degli esodati non è l’unica conseguenza di questa riforma. È aumentata la disoccupazione, in quanto l’accesso al lavoro è diventato più difficile a causa del turn-over bloccato. Si è formata la categoria Quota 96 della scuola, con insegnanti che non son potuti andare in pensione per un errore di calcolo della legge stessa. Le donne hanno più difficoltà ad andare in pensione anticipatamente. Adesso non resta che attendere il responso finale.

Redazione Corriere

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