Trenta anni di reclusione ciascuno per Celeste Saieva, Nicola Piazza e Paolo Naro
I giudici della terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo hanno confermato le condanne a 30 anni di reclusione ciascuno per Celeste Saieva, Nicola Piazza e Paolo Naro. Non ha riconosciuto l’aggravante della somministrazione del sonnifero alla vittima e la crudeltà dell’omicidio.
“C’è molta amarezza – dichiara Giuseppe Dacquì, difensore di Celeste Saieva, moglie della vittima e accusata di omicidio in concorso con Paolo Naro e Nicola Piazza- per il verdetto. Attenderemo di leggere la motivazione e ricorreremo in Cassazione”.
Dunque, la Corte di Appello conferma l’impianto accusatorio e la sentenza di primo grado del Gup del Tribunale, Giuseppe Miceli. Il Tribunale di Sciacca, oltre alla pena detentiva, condannò i tre al pagamento del risarcimento del danno alle parti civili in misura di 100 mila euro complessivi per i genitori della vittima, e 25 mila euro ciascuno dei tre fratelli. Una provvisionale di immediata esecuzione. La parte civile è stata rappresentata dall’avvocato Pietro Casandra, che aveva richiesto un risarcimento danni pari a 8,5 milioni di euro, da suddividere nel modo seguente: 2,5 milioni per ciascun genitore, 1,5 milioni per ciascuno dei tre fratelli.
Si chiude, quindi, almeno per il momento, il quadro giudiziaro dell’omicido del giovane operaio Michele Cangialosi. Oltre ai tre, è stato condannato il minore G.B. – giudicato dal tribunale dei minori- con la pena detentiva di 9 anni e 4 mesi, con il rito abbreviato, sentenza diventata definitiva. Il minore rivelò tutto ciò che era successo nella notte del 20 e 21 aprile del 2009.
“La sentenza- aveva dichiarato il procuratore capo Vincenzo Pantaleo dopo la sentenza di condanna del Tribunale di Sciacca- conferma l’impianto accusatorio e la bontà del lavoro investigativo condotto per far luce sul delitto di Michele Cangialosi”.
Il delitto risale alla notte tra il 20 e il 21 aprile del 2009. Di Michele Cangialosi non si seppe più nulla. La moglie, celeste Saieva, denunciò la scomparsa nei primi giorni di maggio. Non subito, perché, a detta dei familiari, il Cangialosi ogni tanto si allontanava da casa. Passarono mesi senza che si sapesse nulla di quest’ultimo. Poi la svolta. E’ stato il minorenne ad accendere i riflettori su quella che era ritenuta una “scomparsa” del Cangialosi. Il cadavere fu poi ritrovato sepolto nella campagna della famiglia del Piazza.
Questi i difensori dei tre imputati:
Celeste Saieva: Giuseppe Dacquì e Agata Maira, del Foro di Caltanissetta
Nicola Piazza: Giovanni Todaro e Pino Scozzola (Foro di Palermo)
Paolo Naro: Aldo Rossi e Mauro Tirnetta
Parte civile, in rappresentanza della famiglia di Michele Cangialosi: Piero Casandra
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