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Oggi la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità

È urgente introdurre nella scuola italiana una didattica ambientale attiva e consapevole

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita con Risoluzione A/RES/49/115 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, intende rinnovare il proprio impegno per la promozione di una cultura ambientale fondata sulla consapevolezza scientifica, sulla giustizia climatica e sul rispetto dei diritti umani.

Il fenomeno della desertificazione e l’aumento degli eventi siccitosi sono strettamente legati al cambiamento climatico, alimentandosi a vicenda in un circolo vizioso che compromette la resilienza dei territori e dei popoli. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’innalzamento delle temperature globali – pari a circa +1,2°C rispetto ai livelli preindustriali – sta modificando radicalmente il ciclo dell’acqua: le piogge diventano più intense ma meno frequenti, i suoli perdono capacità di trattenere umidità e aumenta l’evaporazione, specialmente nelle regioni già vulnerabili.

Il Global Land Outlook 2 dell’UNCCD stima che il 40% delle terre emerse del pianeta sia oggi degradato. Questo dato è strettamente connesso all’aumento delle temperature e alla riduzione della copertura vegetale causata da fenomeni climatici estremi, come le ondate di calore prolungate e la scarsità idrica. Entro il 2050, più di 135 milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa della perdita di terre fertili, mentre i raccolti agricoli potrebbero diminuire fino al 30% in alcune aree aride del globo.

In Italia, i dati del CNR e dell’ISPRA confermano che circa il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione, con picchi del 60% in alcune zone meridionali. L’acuirsi delle siccità, come quelle del 2022 e 2023 – le peggiori degli ultimi 70 anni – è strettamente legato all’aumento delle temperature medie annuali: in Italia, tra il 1981 e il 2023, il riscaldamento medio è stato di circa +1,4°C, superiore alla media globale. Questo ha provocato un drastico calo delle risorse idriche superficiali: il fiume Po, nel solo luglio 2023, ha segnato un flusso ridotto dell’80% rispetto ai livelli consueti.

Anche i ghiacciai alpini, fondamentali riserve naturali d’acqua dolce, sono tra i segnali più visibili del cambiamento climatico: dal 2000 al 2020 il loro volume si è ridotto di oltre il 30%, compromettendo la disponibilità idrica per milioni di cittadini e interi ecosistemi.

Il CNDDU ribadisce che la crisi climatica, la siccità e la desertificazione non sono fenomeni isolati: sono emergenze interconnesse che minacciano diritti essenziali come l’accesso all’acqua potabile, alla salute, al cibo e a un ambiente sano. Per questo la scuola deve diventare un laboratorio attivo di coscienza ecologica e giustizia climatica.

Chiediamo che il Ministero dell’Istruzione e del Merito promuova percorsi di educazione civico-ambientale integrata, capaci di connettere la realtà locale con quella globale, la scienza con l’etica, i dati con le scelte quotidiane. È necessario sviluppare nei giovani la consapevolezza che la lotta alla crisi ambientale passa anche dalle loro mani, attraverso progetti, partecipazione e cittadinanza attiva.

Difendere il suolo, proteggere l’acqua, educare alla sostenibilità: è questo il nostro impegno, oggi più che mai.

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