SCIACCA. I consiglieri comunali Maurizio Blò e Raimondo Brucculeri hanno richiesto l’annullamento in autotutela della delibera di nomina del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini.
Hanno trasmesso la richiesta al presidente dell’Ati, al Presidente dell’assemblea di Aica e per conoscenza all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Nella richiesta segnalano gravi criticità nella procedura di nomina del nuovo Cda, ed in particolare per una evidente inadeguatezza dell’avviso pubblico ai principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento.
L’avviso pubblicato, pur prevedendo requisiti minimi (laurea in specifiche discipline e almeno cinque anni di esperienza in ruoli apicali nella pubblics amministrazione), per Brucculeri e Blò non assicurerebbe l’individuazione di figure professionali adeguatamente qualificate rispetto alla complessità tecnica, normativa, finanziaria e gestionale delle funzioni affidate all’organo di Aica.
In particolare, rilevano che non risultano previsti requisiti di esperienza specifica nel settore idrico, ambientale, infrastrutturale o nei servizi pubblici locali, né criteri oggettivi di valutazione comparativa dei candidati. “La procedura è espressamente dichiarata non concorsuale né meritocratica – scrivono – in quanto “intuitu personae”, e priva di meccanismi di selezione trasparente (assenza di punteggi, graduatorie o motivazione comparativa)”. I due sottolineano che tale impostazione contrasta con gli obblighi di trasparenza e buon andamento imposti dall’art. 97 della Costituzione e dallo Statuto AICA. Le funzioni del CdA richiedono dunque competenze elevate che i tre indicati non avrebbero. “L’assenza di una verifica approfondita e di una procedura selettiva coerente con queste attribuzioni – aggiungono – configura un evidente difetto di istruttoria, eccesso di potere e sviamento di funzione”. Nel mirino, in particolare, l’ingegnere Francesco Puma, dirigente comunale in pensione. Brucculeri e Blò sollevano il problema che per legge è vietato il conferimento di incarichi retribuiti, direttivi o gestionali, a soggetti già collocati in quiescenza, salvo siano a titolo gratuito e di durata non superiore ad un anno.
In mancanza di un riscontro tempestivo, segnaleranno il caso alla Procura Generale della Corte dei Conti, presenteranno un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e impeugneranno l’atto davanti al TAR.
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