NOI NON SIAMO “CAMERIERI AGLI ORDINI DEI POLITICI”

Editoriale di Filippo Cardinale

Noi giornalisti che quotidianamente espletiamo il nostro ruolo di diffondere le notizie non siamo e non ci sentiamo “camerieri che ubbidiscono agli ordini dei politici”. Le inquietanti e infondate critiche rivolte da qualche coordinatore cittadino di un partito, quale quello del Pdl, al collega Massimo D’Antoni, sono il segno della rappresentazione di una classe dirigente, seppure giovane, che ha invertito lo spirito del servire, quello della politica con la P maiuscola, in quello dell’arroganza.

Le critiche rivolte al collega D’Antoni dal coordinatore del Pdl sono il segno di un tentativo di imporre la lettura dei fatti si misura, calpestando la libertà di leggere i fatti con spirito critico e senso dell’analisi. Il giornalista non è colui il quale ricopia pedissequamente le veline o i comunicati stampa,ma colui il quale che dallo spunto di una notizia passa all’approfondimento, all’analisi, servendosi anche di indiscrezioni e di fonti che per legge hanno l’obbligo di non svelare.

“Smentire le indiscrezioni di stampa, peraltro, è una pratica ridicola, alla quale non è la prima volta che qualche politico giovane e senza esperienza si presta”, su questo concetto siamo pienamente concordi col collega D’Antoni.

Il coordinatore del Pdl vuol far credere che il barometro del suo partito segna sempre bel tempo. Noi non siamo abituati a dire una cosa e dopo pochi minuti cambiarla.

Sarebbe stato interessante, invece, da parte del coordinatore aprire un dibattito politico sulle fibrillazioni interne al Pdl. La politica con la P maiuscola è fatta di confronto, scambio di idee. Ma sempre sul solco di una dialettica svestita da arroganza e presunzione di santità.

Invece, il coordinatore cittadino del Pdl ha perso una sana occasione per dimostrare di essere possessore di idee, di principi democratici, ma soprattutto di possedere un santo dono: quello di non offendere il prossimo. Sta alla base della democrazia, è l’architrave della politica con la P maiuscola.

 

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