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“NESSUN RISARCIMENTO CI PUO’ MAI RIDARE NOSTRA MADRE”

Maria Spena morì durante il parto, insieme alla nascitura Marina. Il Tribunale ha stabilito un risarcimento danni di 4,5 milioni di euro. I tre medici che erano in servizio oggi sono in pensione

Morì di parto per “imperizia dei sanitari” insieme con la nenota. A distanza di 20 anni arriva la sentenza, giudice Stefania Garrisi, per un risarcimento record per il vedovo che otterrà la somma di 4,5 milioni di euro.

Accade a Sciacca, dove il Tribunale ha deciso di accogliere la richieste dei familiari di Maria Spena, morta a quarant’anni di parto nel 1992 insieme con la sua bambina, Martina Bellanca. I tre medici che erano in servizio, allora, sono tutti in pensione: Vito Bono, Agostino Recca e Sebastiano Cannata.

L’inchiesta venne aperta in seguito a una denuncia del marito, Andrea Bellanca, che ha però dovuto attendere più di vent’anni.

I tre figli, Elisabetta, Caterina e Calogero, oggi hanno rispettivamente 31,30 e 25 anni, sono cresciuti sotto le ali del padre Andrea e della nonna. Elisabetta esercita la professione di avvocato, Caterina è impiegata, Calogero sta effettuando il corso a Gaeta per accedere alla Guardia di Finanza.

“Nessun risarcimento potrà ridarci nostra mamma” chiosa Elisabetta. “E’ stato durissimo crescere senza mamma. Ci manca moltissimo, in qualsiasi momento, in quelli più difficili, ma anche nei momenti più semplici”.

Quando avvenne il tragico episodio, i tre avevano rispettivamente 11, 9 e 5 anni. “A darci la notizia della morte di mamma fu il papà. Il dolore è aumentato col passare del tempo. Eravamo piccoli, e più il tempo passava e passa e più il dolore si acuisce, la mancanza si fa sempre più forte”.

La sentenza in sede civile è stata emessa dal giudice Stefania Garrisi. È stata così accolta la richiesta avanzata dal legale della famiglia. Al processo penale a tre medici, accusati di omicidio colposo, fu accertata la “loro imperizia per l’uso scorretto del forcipe a dilatazione incompleta durante il parto”. I tre sanitari erano in servizio nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Sciacca. Il dibattimento si
concluse con un patteggiamento e tre assoluzioni. Le posizioni dei medici furono giudicate singolarmente stabilendo le responsabilità di ognuno di loro.
 Il  consulente tecnico d’ufficio ha criticato nella sua perizia, presentata per la richiesta del risarcimento finanziario, anche la decisione di “indurre il parto con la somministrazione del Syntocinon in una paziente che aveva superato la quarantesima settimana di gravidanza decorsa in maniera regolare”. E ancora: “L’omesso attento controllo e monitoraggio della donna dopo l’assunzione del farmaco”.
Le conclusioni del consulente sono state condivise dal tribunale secondo cui “sussiste  la responsabilità professionale dei sanitari per l’evento infausto”.
Per avviare la causa per il risarcimento in sede civile è stato necessario attendere la fine del processo penale.

 

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Nella foto (Corriere di Sciacca) Caterina (a sinistra) ed Elisabetta Bellanca.

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