SCIACCA- L’estate sta finendo, cantavano i Righeira, e un anno se ne va. Puntualmente arriva ciò che da tempo si immaginava accadesse. Il Pd dell’onorevole Catanzaro presenta il conto al sindaco Fabio Termine, mizzichino d’autore poi approdato al Pd il 31 dicembre scorso, con un colpo segreto che neanche gli agenti più abili della Cia avrebbero saputo tenere. Ordine: azzerare e rivedere le deleghe degli assessori comunali. La richiesta sarebbe avanzata dal gruppo consiliare del Pd, al 100% Doc Catanzaro. Il Pd saccense rispecchia quello palermitano spaccato in due: quello che fa capo a Bonaccini e quello che fa capo alla segretaria Schlein. Il deputato saccense Michele Catanzaro dalla parte di Bonaccini, mentre il sindaco Termine fa riferimento all’onorevole Provenzano e quindi alla Schlein. Sciacca è governata da una giunta monocolore, tutta di sinistra. All’interno di tale monocolore, c’è una convivenza molto difficile tra la corrente riformista e moderata che fa capo a Michele Catanzaro da un lato, quella tutta a sinistra che da gennaio ha nel primo cittadino trova un autorevole rappresentante. L’adesione del sindaco Fabio Termine e del suo gruppo avvenne il 31 dicembre scorso, ultimo giorno utile per tesserarsi. Avvenne nel massino segreto. L’onorevole Catanzaro nulla sapeva. Ma non immaginava che il candidato sindaco da lui sostenuto lo avrebbe trattato come narrato nella Bibbia che si concluse sul Golgota. Una polveriera tutta si sinistra e che ospita anche il “torto” che Fabio Termine rivolse a Catanzaro nominando Fabio termine assessore senza che questi si dimettesse da consigliere comunale. Una prassi diventata norma nelle regole del Pd. Regola condivisa durante la stessa campagna elettorale e che aveva già visto rinunciare allo scranno consiliare Salvino Patti e Valeria Gulotta, che optarono per la poltrona di assessore. Conseguentemente disattesa la regola anche da Alessandro Curreri, rimasto anche lui in consiglio.
Con l’adesione al Pd all’ingrosso, cioè di Fabio Termine e dei suoi fedelissimi Francesco Dimino, Salvino Patti ed Agnese Sinagra, la parte del Pd che fa riferimento a Michele Catanzaro evidenziano che i citati assessori non sono rappresentati da nessuno in seno al consiglio comunale, evidenziando che l’unica componente di provenienza Mizzica, ossia Daniela Campione, non è del Pd ma ha scelto di aderire ad Alleanza Verdi Sinistra e, dunque, non ha alcun assessore di riferimento diretto. Sta di fatto che i tre consiglieri vicini all’onorevole Catanzaro hanno in Giunta due assessori: Valeria Gulotta (vicesindaca) e Simone Di Paola. Il Pd di catanzaro, con l’azzeramento, chiede un maggiore equilibrio. Azzeramento che nel mirino del Pd pone Fabio Leonte ma anche uno dei tre assessori vicini a Termine. Tre vengono considerati troppi. Per il Pd riformista, Fabio Termine dovrebbe rinunciare ad un assessore, uno tra Dimino, Patti e Sinagra.
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