SCIACCA. “Ben vengano i capannoni, ma se questa è l’unica visione strategica dell’amministrazione Termine sul futuro del Carnevale di Sciacca, allora siamo di fronte all’ennesima occasione mancata”. Lo afferma il neo costituito gruppo saccense di Controcorrente, il movimento del depuatto regionale Ismaele La Vardera. Il riferimento è al mutuo da 3,5 milioni di euro (seppur a tasso zero e garantito dallo Stato), che l’amministrazione comunale di Sciacca vuole attivare.
Controcorrente si interroga qual è il progetto complessivo dietro questo investimento, evidenziando delle contraddizioni tra il voler tutelare la manifestazione con risorse pubbliche e il delegare a soggetti privati l’ organizzazione della nostra festa. “Purtroppo – scrivono – non si intravede alcuna strategia di lungo periodo. Nessuna fondazione, nessun ente autonomo con competenze reali, capace di coinvolgere professionalità di alto livello: ingegneri, scenografi, artisti, esperti di marketing, imprenditori culturali. Niente. Abbiamo solo le associazioni dei carristi, che sicuramente meritano rispetto e supporto, ma finora lasciati soli a reggere sulle spalle il peso di una manifestazione così complessa lavorando in situazioni sempre precarie e mai certe”. Per Controcorrente, quello che manca è una visione moderna e strutturata del Carnevale come economia, come identità, come volano turistico. Sostengono la tesi che occorre un ente stabile, serio, credibile, che lavori tutto l’anno su promozione, innovazione, formazione e coinvolgimento delle scuole, dei giovani, delle imprese. “Il sindaco Termine chiama i consiglieri all’unità – si legge ancora – ma è lecito chiedere unità su cosa? Su un progetto che non esiste? Il rischio è che si voti un mutuo milionario sulla base di una semplice delibera, senza alcuna garanzia di ritorno economico, culturale o turistico per la città. E chi solleva dubbi viene accusato di “mandare tutto a monte”: un clima da ultimatum, non da confronto democratico”. E tornano a sollevare la questione di una città che ha bisogno di una classe dirigente che investa sul Carnevale non solo come evento, ma come sistema, come industria culturale, come risorsa viva. “E non – concludono – di amministrazioni che, dietro l’emergenza e l’urgenza, nascondono ancora una volta l’assenza totale di progettualità”.
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