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Morta Mia il cane tripode per causa di una tagliola

Associazione Stop Animal Crimes Italia chiede alla Procura accertamenti sulla gestione sanitaria del cane e indagini sul bracconiere

BIBONA. Mia, una cagnolina di quartiere che aveva avuto la sfortuna di mettere un arto all’interno di una tagliola di ferro che qualcuno aveva piazzato e subirne l’amputazione, è deceduta. Sterilizzato e microchippato a nome del Sindaco di Bivona Milko Cinà, il cane, dopo l’intervento chirurgico, era stato affidato dal Comune ad un’Associazione locale per la degenza. Stop Animal Crimes Italia, che aveva presentato denuncia presso la Procura della Repubblica di Sciacca per il reato di maltrattamento animale e caccia illegale, ora provvederà a notiziare l’Autorità Giudiziaria circa nuovi fatti; in primis, comunicando la istanza di modifica del capo di imputazione da maltrattamento animale al delitto più grave di uccisione di animale (reato che prevede la reclusione fino a due anni).

Nella speranza quindi che venga quanto prima individuato il criminale che ha piazzato la micidiale trappola e in merito al quale chiediamo a chi abbia informazioni a rivolgersi ai Carabinieri di Bivona, l’associazione ha segnalato alla Procura quelle che secondo loro sono ulteriori aspetti meritevoli di approfondimento. Il primo aspetto è la ragione per cui Mia, anzichè in una clinica vicina, sia stata trasportata fino a Palermo presso una clinica dove molte “Associazioni” si appoggiano; il secondo è sapere se l’affidamento ad Associazione sia stato opportuno e se Mia abbia ricevuto le dovute cure e terapie post operatorie e infine chiesto accertamenti sulla raccolta fondi organizzata teoricamente per Mia. L’associazione si chiede se si può morire per l’amputazione di un arto.

“Attenderemo l’esito degli accertamenti – dice “Stop Animal Crimes Italia” – ma tutta la vicenda a nostro parere getta molte ombre sulla gestione del cane, partendo dalla trasparenza. Non sarà questo il caso, ma la gestione dei cani randagi nel sud Italia spesso avviene al di fuori delle regole a garanzia della salute degli animali e dell’interesse pubblico che, nella diffusa indifferenza delle Istituzioni, spesso produce fenomeni speculativi di abusivismo e lucro che, certamente, remano contro la reale prescritta lotta al randagismo”.

Giuseppe Recca

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