Ottocento migranti erano tenuti in quattro container (tre per uomini ed uno per le donne) e ridotti alla prigionia. – Questo accadeva in una tappa “intermedia”, prima del viaggio verso le coste italiane. Il fatto è che il prezzo del viaggio i profughi lo avevano già pagato. La prigionia era il mezzo per ottenere altro denaro dai familiari: dai 200 ai 300 mila franchi. E per farli pagare venivano torturati, seviziati e sottoposti a violenza sessuale. Le torture avvenivano in diretta telefonica, e i familiari sentivano le urla di dolore dei loro parenti.
Tante le atrocità: Fra queste, secondo una delle testimonianze raccolte, venivano collegate i cavi elettrici alla lingua. A ricostruire il supplizio vissuto in Libia sono stati cinque immigrati. “Cinque persone – ha detto il capo della Squadra Mobile, Giovanni Minardi, durante la conferenza stampa in Questura – che ci hanno dato una lezione di non omertà. Una lezione che deve essere d’esempio per gli agrigentini, molto spesso restii a collaborare”.
Le ricostruzioni fornite, e verbalizzate, dai profughi hanno consentito ai Pm della Dda di Palermo, Calogero Ferrara e Giorgia Spiri, di firmare un provvedimento di fermo a carico del ventenne ghanese Eric Ackom Sam. Fermo di indiziato di delitto che è stato convalidato dal Gip del tribunale di Agrigento Francesco Provenzano che ha disposto la custodia cautelare in carcere per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all’omicidio aggravato ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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