Il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, è stato chiarissimo: “Purtroppo, nonostante i successi investigativi, continuiamo a registrare pochissime denunce, si contano sulle dita di due mani. Eppure, non c’é un solo caso in cui, in presenza di una denuncia, non siano stati arrestati e condannati gli estortori. Nessun alibi morale per gli imprenditori che pagano il pizzo”. Il procuratore capo di Palermo, è intervenuto alla conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre e dedicato oggi all’espansione territoriale del modello mafioso e la percezione del fenomeno da parte dell’imprenditoria e della politica. “Oggi – continua Messineo – lo Stato fa tutto quello che è necessario per proteggere e risarcire, anche economicamente, gli imprenditori taglieggiati. Chi continua a pagare lo fa per distorta condivisione delle pratiche mafiose”. Un pensiero condiviso anche da Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Palermo. “Bisognerebbe revocare le licenze a quelle imprese che sono condannate per aver pagato il pizzo. Sarebbe una scossa forte ed anche un deterrente efficace per chi, ancora oggi, per stupidità o collusione, continua a pagare. Un fenomeno che riguarda soprattutto i piccoli imprenditori e che, oltre che distorcere il mercato, impedisce lo sviluppo. Le imprese taglieggiate, infatti, non avendo una sana concorrenza, non sono spinte a innovare e ad investire sulla ricerca”.
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