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MELLUSO, IL PERDONO CHIESTO ALLA FAMIGLIA TORTORA E SEMPRE RIFIUTATO

Pantaleo: “Non ha mai smesso la sua attività criminale”

La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli. Tra questi, figura di primo piano Gianni Melluso, “il bello”. Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente grazie alle accuse di altri pentiti. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli. La vicenda giudiziaria segna una pagina triste, e Tortora ne muore di malattia. Muore il  18 Maggio 1988, giornalista e conduttore radiofonico italiano tra i più popolari, coinvolto  in un caso giudiziario clamoroso.

Melluso, dopo anni, chiese scusa alla famiglia Tortora. Scuse mai concesse. I giudici della Corte di Appello di Napoli smontarono in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia.

Secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore – quelli legati a clan camorristici – dichiararono il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all’ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri.

In un’intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al caso Tortora, il giudice Michele Morello racconta il suo lavoro d’indagine che ha portato all’assoluzione del popolare conduttore televisivo

“Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all’ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po’ sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell’altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell’imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie… E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: “Io grido:Sono innocente.  Lo grido da tre anni, lo gridano le carte , lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.”

Il profilo di Gianni Melluso è stato tracciato dal procuratore della Repubblica di Sciacca, Vincenzo Pantaleo, nel corso della conferenza stampa indetta dopo gli arresti  eseguitio ieri mattina: “E’ un falso resipiscente, ha più volte tentato di diffondere una sua immagine di uomo che si ravvede degli errori commessi. Ma ha continuato sempre, malgrado la sua inquietante intervista rilasciata ad una emittente locale, a condurre un disegno criminoso senza sosta. La caratura criminale di Melluso è indiscutibile e lo riprova il fatto che non ha mai smesso la sua attività criminale”.

 

Redazione Corriere

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