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Mafia, Palermo: in cella vecchi boss e uomini d’onore riservati

PALERMO- I carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo hanno arrestato sette persone con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Il blitz, coordinato dalla Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha colpito la ‘famiglia’ mafiosa di Rocca Mezzomorreale (Pa) e i suoi vertici, già condannati in via definitiva e tornati liberi dopo aver scontato la pena. In cella sono finiti anche uomini d’onore riservati, sfuggiti finora alle indagini, che sarebbero stati chiamati in azione solo in momenti di criticità per la cosca. Per 5 indagati è stato disposto il carcere, per due i domiciliari. L’operazione, condotta tra Riesi, nel nisseno, e Rimini, ha consentito di smantellare la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, “costola” del mandamento palermitano di Pagliarelli, ed ha confermato, ancora una volta, le storiche figure di vertice, già in passato protagoniste di episodi rilevantissimi per la vita dell’associazione mafiosa, come la gestione del viaggio a Marsiglia del boss Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l’ex latitante trapanese Matteo Messina Denaro.
La nuova mafia ha il volto di vecchie conoscenze e di uomini riservati, finora sconosciuti alla cronaca giudiziaria. C’è un antico codice scritto, che va rispettato.

Il summit con Messina Denaro. Tra gli arrestati ci sono Pietro e Angelo Badagliacca, padre e figlio. Pietro della famiglia mafiosa era stato il capo. Aveva un legame speciale con Nino Rotolo, capomandamento di Pagliarelli ed ergastolano. Il 3 settembre 2005 Angelo Badagliacca fu intercettato mentre diceva a Rotolo: “Io intanto prendo i pizzini, tanti saluti da papà… dice che già ha parlato con quello di Trapani”. Le parole di Rotolo non lascivano margini di dubbio: “Ma per parlare direttamente con Matteo?”.

Gli uomini d’onore riservati. Gli uomini riservati godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione. Uno di questi è stato ascoltato in diretta dai carabinieri. Fu convocata una riunione della famiglia lontano dal proprio territorio, in una casa nelle campagne della provincia di Caltanissetta. Lì si decise che c’era una sola possibilità di resistere alla massiccia offensiva dello Stato: rispettare le vecchie regole di Cosa Nostra, uno “statuto” scritto dai “padri costituenti”.

Filippo Cardinale

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