MAFIA: LA DIA SEQUESTRA IL PATRIMONIO SOCIETARIO AI FAMILIARI DI IMPRENDITORE PALERMITANO DECEDUTO

Ammonta a 600 milioni di euro. Lelenco delle aziende e beni sequestrati. C’è anche la Pubblimed, l’emittente Telemed, la Nuova Sport Car. Tra i beni la villa sede del Tar Sicilia

La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, nell’ambito degli obbiettivi istituzionali ha sequestrato un ingente patrimonio immobiliare e societario facente capo all’imprenditore Vincenzo Rappa, nato a Borgetto (PA) l’8/4/1922, deceduto il 28/3/2009.

La misura di prevenzione patrimoniale scaturisce dalla proposta di iniziativa del Direttore della DIA, Arturo De Felice, che attraverso complesse, articolate e laboriose indagini economico-patrimoniali svolte nei confronti dell’imprenditore palermitano, ha consentito di ricostruire il fitto reticolo di interessi finanziari e societari accumulato grazie all’ampia sfera di contiguità e complicità con esponenti di autorevoli famiglie mafiose.

La figura di Vincenzo Rappa emerge nel corso dell’attività di indagine scaturita dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, tra i quali anche Salvatore Cangemi e Giovanni Brusca, in ordine al vasto fenomeno dell’impiego, in attività produttive ed economiche, degli illeciti capitali accumulati dagli appartenenti alla associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”.

Infatti, il Rappa, per lunghi anni, ha intrattenuto rapporti con pericolosissimi personaggi riconducibili a “Cosa Nostra”, a mezzo dei quali, hanno tratto un indubbio vantaggio, sia nel settore dell’edilizia privata, sia in quello dei pubblici appalti.

Vincenzo Rappa con sentenze del 22 marzo 2004 (divenuta definitiva 1’8 novembre 2007), è stato condannato a quattro anni  di reclusione, perchè ritenuto colpevole del delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso. “All’esito del processo celebrato in Corte di Appello è emerso che Rappa, pur non essendo mai stato organicamente inserito in “cosa nostra”, ha però fornito alla stessa, nella sua specifica attività di imprenditore, un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario, ponendo in essere una condotta che ha contribuito in maniera decisiva a rafforzare od a mantenere in vita l’apparato strutturale della associazione criminale, rispetto a prestazioni pretendibili dagli associati”, spiegano gli investigatori.

E ancora: “Con specifico riferimento alla condotta di Rappa, il Giudice penale ha osservato che allo stesso è ascrivibile la figura del concorrente esterno-imprenditore, che non è intraneo alla struttura criminale, pur assumendo attivamente e consapevolmente un comportamento idoneo alla vita dell’ente associativo. A conferma di quanto evidenziato, e con riferimento al Rappa, dopo una fase iniziale, caratterizzata da contatti con “cosa nostra”, necessitati e determinati dalla concreta impossibilità di operare nel settore edile senza il pagamento del “pizzo”, si è passati ad una seconda fase, nella quale lo stesso partecipa alla metamorfosi delle organizzazioni mafiose di cui si è fatto cenno, contribuendo fattivamente alla trasformazione del ruolo delle famiglie mafiose, che da meri soggetti impositivi di tangenti, divennero imprenditori (occulti) veri e propri. Risulta che il Rappa prima dell’incrementarsi dei rapporti con Raffaele Ganci, ha avuto quale necessario punto di riferimento, l’intervento o la mediazione di Francesco Rappa,, rappresentante della “famiglia” mafiosa di Borgetto (PA), cui Vincenzo Rappa, in virtù delle sue origini, doveva far capo, nel rispetto delle “regole” vigenti nella associazione mafiosa medesima”.

“Nell’ambito di questa seconda fase- spiegano ancora gli investigatori-, il giudice ha individuato una molteplicità di rapporti tra il Rappa ed alcune tra le più importanti “famiglie” mafiose, come quella della Noce, di Resuttana e dell’Acquasanta, per il tramite di quella di Borgetto. II quadro probatorio emerso a carico del Rappa appare abbastanza imponente, in quanto ogni dichiarazione resa da ciascun collaborante di giustizia, ha trovato numerosi riscontri estrinseci anche oggettivi, che sono le dichiarazioni degli altri collaboranti, i dati documentali e le parziali ammissioni dello stesso Rappa”.

“In definitiva, dalle convergenti dichiarazioni rese, tra gli altri, da Giovanni Brusca, Antonino Avitabile, Calogero Ganci, Francesco Paolo Anzelmo, Salvatore Cangemi, Antonino Galliano, è emerso che l’intesa raggiunta dal Rappa con noti esponenti di “cosa nostra”, ha assunto rilevanza penale, in termini di concorso esterno, in quanto l’imputato, in “affari” con autorevoli rappresentanti mafiosi, – impegnandosi a versare loro ingenti somme di denaro che, con tali elargizioni, hanno ricevuto concreti e consistenti vantaggi finanziari -, ha ottenuto in cambio la possibilità di realizzare importanti operazioni immobiliari. Sostanzialmente, le elargizioni fatte a talune famiglie di “cosa nostra”, hanno avuto ovviamente un’effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione e rafforzamento dell’associazione, e di certo il Rappa ha avuto piena consapevolezza di ciò, non potendo al medesimo sfuggire che le ingenti prestazioni di denaro da lui elargite, hanno consentito a “cosa nostra” di rafforzarsi, arricchirsi e quindi perseguire il suo fine primario, quello dell’ingiusto arricchimento”.

“All’esito della condanna penale del Rappa, il quadro probatorio che si rileva dalla sentenza di condanna definitiva dello stesso, è quello dell’esercizio di una attività di impresa che ha beneficiato del rapporto preferenziale instaurato con “cosa nostra”, che in tal modo ha potuto operare indisturbata nel mondo degli appalti, accaparrandosi peraltro importanti commesse e realizzando lauti profitti, con significative operazioni economiche”.

Il Tribunale di Palermo- Sezione Misure di Prevenzione, Presidente Silvana Saguto, condividendo in pieno le risultanze investigative evidenziate dalla DIA, supportate peraltro dalla sperequazione finanziaria rilevata nei confronti di Vincenzo Rappa,  nonché nei riguardi di Filippo Rappa, cl 1943 (figlio) e di Vincenzo Corrado Rappa, cl 1973 e Gabriele cl 1976 (nipoti), ha emesso il provvedimento di sequestro che ha colpito gli immobili e le aziende che sono state acquisite dagli eredi e/o che si sono sviluppate dalle imprese già riconducibili al proposto.

In particolare, nella circostanza, il Tribunale ha applicato la normativa introdotta dal cosiddetto “Codice Antimafia”, che consente di aggredire tutti i beni già in capo al soggetto condannato per mafia, che entro i cinque anni dalla data del suo decesso, sono stati acquisiti dagli eredi e/o dagli stretti familiari. In definitiva, attesa l’importanza dell’indagine svolta e dei beni interessati dal provvedimento di sequestro, si può ragionevolmente parlare di “Gruppo Imprenditoriale Rappa”.

Tra i beni sequestrati figurano numerosissimi appartamenti e ville, anche di notevole pregio, ubicati in Palermo, fra i quali la lussuosa residenza sita in Via Libertà, meglio conosciuta come “Villa Tagliavia”, la struttura che ospita il TAR Sicilia, quella che ospita la sede del CNR a Palermo, quella storica di “Palazzo De Seta” di Piazza Kalsa a Palermo, numerosi terreni siti nel comune di Gratteri (PA), nonché l’emittente televisiva siciliana, denominata TRM, l’agenzia pubblicitaria PUBBLIMED e la nota concessionaria per la Sicilia delle case costruttrici BMW, JAGUAR e ROVER, con sede legale a Catania e unità locali a Palermo e Siracusa.

Queste le società e le partecipazioni del “Gruppo Imprenditoriale Rappa”:

a) Impresa V. Rappa & C. snc di Vincenzo RAPPA, con sede a Palermo, Largo Villaura, 27

b) CIPEDIL S.r.1., con sede a Palermo, Via Gregorio Ugdulena 3/A,

c) Villa Heloise S.r.l. (gia Societa per Azioni), con sede a Palermo, Via Gregorio Ugdulena 3/A

d) C.R.C. Societa Cooperativa A R.L., con sede a Palermo, Via Largo Villaura, 27

e) Societa Cooperativa a R.L. per azioni VAL DI SURO, con sede a Palermo, Via Liberta, 197

f) Rail S.r.l. ( gia RAF S.p.A.), con sede a Palermo,_ Via Enrico Albanese, 94

g) GEI GENERALIMPRESE S.r.1., con sede a Palermo, Via Liberty 197

h) TELEMED S.P.A. a socio unico (gia Rete 2 S.r.1.), con sede a Palermo, Viale Regione Siciliana, 4468, con partecipazione nella seguente society:  Consorzio Mediterraneo

i) PUBBLIMED S.p.A., con sede a Palermo,. Viale a Regione Siciliana, 4468, , con partecipazioni nelle seguenti society: > Radio Day S.r.l.  Med Immobiliare S.r.l. Unipersonale possesso del 100% delle quote pari ad € 60.000,00

l) AUTO RA.MA S.r.l. — in scioglimento e liquidazione, con sede Palermo, Largo Villaura, 27

m) SICILIA 7 S.r.l. (nata Balla scission della society TELEMED S.p.A., con sede a Palermo, Via Simone Corleo,

n) SIMSIDER S.r.l., con sede a Palermo, Via Via Liberty, 121

o) FIN MED S.P.A., con sede a Milano, Piazza San Sepolcro 1 con partecipazione nella seguente society: TERNA S.r.l. possesso del 45% delle quote pari ad €49.500,00;

p) MED GROUP S.P.A., con sede a Palermo, Via Enrico Parisi 21  con partecipazioni nelle seguenti societa: S.T.S. S.r.1. Società Televisiva,  Nuova Sport Car S.p.A. – P.1. 02669900876 — possesso del 100% delle azioni pari ad € 6.000.000,00;Return Energy S.M. possesso del 13,04 delle quote pari ad € 15.000,00; ELAN S.r.l  — possesso del 100% delle quote pari ad €100.000,00; DAVINCI S.r.l. — in liquidazione  – possesso del 40% delle quote pan ad € 4.000,00; FIN MED S.p.A. — possesso 100% delle azioni pari ad €3.350.000,00 (contemplate nel direttamente nel provvedimento ablativo); RS MOTOSPORT S.p.A. — possesso del 50% delle quote pari ad € 150.000,00;  ELCAN S.r.l. possesso dell’1% delle quote pan ad € 100,00.

q) I.R.S.A.L.A. S.r.l., con sede a Palermo, Via Liberta, n. 197

r) BENSO S.r.l., con sede a Palermo, Via Enrico Albanese n. 94,

Il valore complessivo dei beni in sequestro si aggira in 600 milioni di euro.

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