Mafia e traffico di droga fra Agrigento e Porto Empedocle, blitz con 14 fermi: i nomi

All’alba di oggi il blitz su disposizione della Procura della Repubblica di Palermo- Direzione Distrettuale Antimafia sottoponendo a fermo 13 indagati indiziati, a vario titolo, di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver agito utilizzando il metodo mafioso
AGRIGENTO- I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, in Agrigento, Favara (AG), Canicattì (AG), Porto Empedocle (AG), e San Cataldo (CL), con il supporto dei colleghi del Nucleo Eliportato Cacciatori di Sicilia e dei Nuclei Cinofili di Palermo e Nicolosi, all’alba di oggi hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo- Direzione Distrettuale Antimafia- sottoponendo a fermo 13 indagati (5 dei quali si trovano già detenuti in carcere), tutti cittadini italiani, gravemente indiziati, a vario titolo, di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver agito utilizzando il metodo mafioso ovvero per agevolare l’associazione mafiosa denominata “cosa nostra”. Alcuni dei fermati sono comuni e si trovano già in carcere. Ecco l’elenco: James Burgio, 33 anni; Pietro Capraro, 39 anni; Salvatore Carlino, 34 anni; Antonio Crapa, 54 anni; Stefano Fragapane, 33 anni; Vincenzo Iacono, 48 anni; Gaetano Licata, 41 anni; Salvatore Lombardo, 35 anni; Agostino Marrali, 29 anni; Salvatore Prestia, 44 anni; Simone Sciortino, 23 anni; Calogero Segretario, 30 anni; Cristian Terrana, 31 anni e Alessandro Trupia, 35 anni.
Sono state eseguite anche varie perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di ulteriori soggetti indagati nel medesimo procedimento penale. Il tutto trae origine dalle attività d’indagini svolte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Agrigento e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dal mese di dicembre 2024 a tutt’oggi, che proseguono quelle compendiate lo scorso 14 gennaio con l’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 48 persone, aventi ad oggetto la ricostruzione dell’organigramma e delle attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento-Villaseta, con probabilmente a capo rispettivamente Fabrizio Messina, pregiudicato di anni 49, e Pietro Capraro, pregiudicato di anni 39, a dimostrazione che “cosa nostra” agrigentina è tutt’oggi pienamente operante, dotata di ingenti disponibilità economiche e di numerose armi, per di più in un contesto caratterizzato da una instabilità degli equilibri mafiosi faticosamente raggiunti nel tempo, cui si aggiungono i sempre più pericolosi, persistenti e documentati collegamenti tra gli associati ristretti all’interno del circuito carcerario e gli ambienti criminali esterni. È stato riscontrato, infatti, un sistematico utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli uomini d’onore, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i rispettivi periodi di detenzione, lasciandone in tal modo inalterate le capacità di comando e consentendo loro di mantenere i contatti con i correi in libertà e di impartire ordini e direttive.
In tale contesto, molto rilevante ai fini investigativi è stata l’analisi sui dati informatici contenuti nella copia forense dello smartphone utilizzato dall’indagato James Burgio e sottoposto a sequestro in occasione della perquisizione eseguita nei suoi confronti il 17 dicembre 2024 presso la camera detentiva all’interno del Carcere di Augusta ove al momento si trovava recluso. Il risultato dei contenuti del dispositivo telefonico, unita agli esiti delle attività tecniche di videosorveglianza ed intercettazione, ha consentito di ricostruire la struttura di un’associazione criminale dedita al traffico di sostanza stupefacente del tipo cocaina e hashish, al cui vertice vi è anzitutto proprio il detenuto James Burgio, il quale sfruttando la sua capacità di mantenere con l’esterno elevate capacità comunicative, si è reso protagonista di una vera e propria esponenziale ascesa criminale che gli ha consentito di porsi quale interlocutore, in termini di sostanziale parità, con esponenti di primo piano di cosa nostra agrigentina quali Pietro Capraro e Gaetano Licata, entrambi componenti della famiglia di Agrigento/Villaseta rispettivamente con il ruolo di capo e di principale gregario di quest’ultimo, nonché promotori di una distinta associazione criminale anch’essa dedita al traffico di sostanza stupefacente operante nella provincia di Agrigento ed in rapporti con esponenti di cosa nostra di Palermo. Proprio riguardo a tale attività di traffico di sostanze stupefacenti, lo scorso 27 maggio veniva arrestano in flagranza di reato Cristian Terrana, fermato a Porto Empedocle a bordo di un motociclo privo di assicurazione e con all’interno di un borsello 506 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina e la somma in contanti di 780,00 euro in banconote di vario taglio. La successiva perquisizione domiciliare permetteva di rinvenire e sequestrare l’ulteriore somma di 4.880,00 euro.
La capacità dell’associazione di controllare le dinamiche criminali del territorio è emersa in modo evidente, essendosi raccolti chiari elementi dimostrativi della commissione di numerosi reati (estorsioni, detenzioni di armi, incendi e danneggiamenti) tutti realizzati avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p.
Dalle risultanze dell’attività investigativa, si ritiene dunque che i sodali siano stati responsabili: di plurimi atti intimidatori a Porto Empedocle ai danni di un imprenditore destinatario in due occasioni nel mese di settembre 2024 di colpi d’arma da fuoco nella facciata dell’abitazione e nel mese di ottobre 2024 dell’incendio della propria autovettura, al fine di costringerlo a versare una somma di denaro all’organizzazione criminale; dell’incendio di un’autovettura a Porto Empedocle nel mese di novembre 2024 con lo scopo di far desistere il proprietario di continuare a spacciare senza la loro autorizzazione; di colpi di arma da fuoco nel mese di dicembre 2024 nei confronti di un’abitazione a Porto Empedocle, al fine di indurre il proprietario a saldare un debito derivante da una fornitura di stupefacente; dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di svariati colpi di arma da fuoco ai danni di una rivendita di frutta e verdura di Agrigento; dell’incendio di un’autovettura a Porto Empedocle nel mese di ottobre 2024 a causa di diverbi di uno dei sodali con il proprietario; dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio ai danni di un’autovettura a Raffadali; dell’esplosione nel mese di dicembre 2024 di diversi colpi di arma da fuoco alla saracinesca di un esercizio commerciale a Porto Empedocle.
È emersa, quindi, un’ampissima disponibilità di armi – anche da guerra – in capo ai sodali, che utilizzavano per compiere gli atti intimidatori descritti. In particolare, negli atti intimidatori perpetrati rispettivamente nel mese di dicembre 2024 ai danni di una rivendita di frutta e verdura di Agrigento e nello scorso mese di giugno ai danni di un panificio di Porto Empedocle, venivano esplosi a raffica svariati colpi utilizzando un fucile mitragliatore AK-47, meglio noto come kalashnikov. Tutti i fermati sono stati tradotti presso le Case Circondariali di Agrigento, Palermo, Sciacca e Caltanissetta.