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LILLO CIACCIO LICENZIATO ILLEGITTIMAMENTE: ASP CONDANNATA AL RISARCIMENTO DI 493 MILA EURO

La sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Sciacca

L’ematologo Lillo Ciaccio ha subito un illegittimo licenziamento e per tale motivo il giudice del lavoro del Tribunale di Sciacca ha condannato l’Asp di Agrigento al pagamento del risarcimento del danno per 493 mila euro. Ciaccio ha subito una cattiva immagine professionale, oltre all’illegittimità dell’atto.Ad assistere l’ematologo è stato l’amministrativista Antonio Turturici.

L’ematologo Lillo Ciaccio, insieme alla dottoressa Michela Gesù, furono licenziati nel 2007 a seguito di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica sulla gestione della Banca del Cordone Ombelicale. Seguirono processi penali. Lillo Ciaccio e Michela Gesù, assistiti dall’avvocato Giovanni Vaccaro e Tommaso Farina,  sono stati assolti con formula piena. La dottoressa Gesù fu, successivamente, riammessa in servizio.

Tempo fa, la Corte dei conti aveva archiviato il procedimento che era stato aperto nei confronti di Lillo Ciaccio, ex direttore della banca del cordone ombelicale di Sciacca, e Michela Gesù, biologa. Ai due veniva contestata l’accusa di avere speso in maniera ingiustificata circa 10 milioni di euro, cifra in gran parte utilizzata per lo stoccaggio delle sacche e per la lavorazione del sangue cordinale. Il pronunciamento della magistratura contabile fu la logica conseguenza della sentenza di assoluzione emessa nei mesi scorsi dal Tribunale penale di Sciacca nei confronti di Ciaccio e Gesù ai quali venivano fatte le medesime contestazioni.

L’ematologo Lillo Ciaccio intende destinare il risarcimento del danno alla ricerca.

L’ematolopgo aveva presentato all’assessore regionale alla sanità Massimo Russo una memoria difensiva di sette pagine sulla sua personale vicenda professionale e giudiziaria e attende adesso una convocazione.
Lillo Ciaccio non ha mai demorso di portare avanti la sua battaglia personale “sia per chiarire la nostra estranietà – dice – sia per sollecitare l’utilizzo delle migliaia di cordoni ombelicali raccolti durante la nostra gestione e oggi bioconservati presso i laboratori della banca”.

E’ giusto precisare che nel frattempo la Gesù è stata reintegrata in servizio dal giudice del lavoro: “la motivazione era che si trattava di un provvedimento carente di motivazione – dice Ciaccio – lesivo della dignità personale e del prestigio professionale della dottoressa Gesù che, in quanto ingiustificato, aveva assunto una connotazione certamente punitiva, e non solo più cautelare. Questo episodio, insieme al ridimensionamento dei capi d’accusa – ribadisce l’ematologo – ci conferma l’infondatezza delle accuse dimostrata la  nostra estraneità ai fatti contestati. 

Ciaccio in sette pagine aveva esposto all’ex magistrato, alla guida dell’assessorato regionale alla sanità fino a poche settimane fa, la sua versione dei fatti, ripercorrendo l’intera vicenda e ribadendo  come ha più volte fatto in questi anni, che il 60 per cento delle unità di sangue cordonale conservate nella banche mondiali, non sono sottoposte ai controlli che sono stati al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza: “Per tutte le unità cedute – scriveva Ciaccio tra le altre cose – abbiamo sempre fatto il test NAT, anche se questo risultava già eseguito, ed è una procedura che offre le massime garanzie sui prodotti che devono essere trasfusi. Quando è entrato in vigore l’articolo 14, tutte le sacche avevano il test NAT, fatto ad eccezione di 300 unità su 16 mila, di cui però esistono i campioni congelati dove è possibile eseguire il test nel momento in cui dovesse arrivare una richiesta”. Ciaccio sottolinea che la procedura NAt è stata ritenuta dalla commissione scientifica del parlamento europeo alternativa all’articolo 14.

Ciaccio faceva inoltre tutta una serie di considerazioni e chiedeva un incontro all’assessore Russo: “Immagino che la mia vicenda giudiziaria andrà per le lunghe – ci dice – ma almeno vengano resi utilizzabili le sacche conservate, si dia a chi ne ha bisogno la possibilità di trovare un donatore, è un appello che facciamo all’autorità sanitaria regionale ed a quanti possono fare qualcosa”.

Appelli che rimasero nel vuoto. Oggi la giustizia, anche se con i suoi tempi, sta facendo luce su episodio che sconvolse la città, ribadendo quella professionalità e onestà radicate in Lillo Ciaccio e Michela Gesù e riconosciute da tempo dalla popolazione.

Redazione Corriere

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