LICATA, MALTRATTAVANO DISABILI. UN VERO “LAGER”, COINVOLTI 8 PERSONE

I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Licata, hanno eseguito una ordinanza cautelare disposta dal Gip Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Alessandro Macaluso.

Agli arresti domiciliari Caterina Federico, di 32 anni, di Licata, assistente sociale, titolare della comunità “Suami – società cooperativa sociale – onlus”, dove si sono svolti i fatti. Sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Agrigento: Angelo Federico, di 29 anni, di Licata, operatore sanitario, Domenico Savio Federico, di 24 anni, di Licata, operatore sanitario, Giovanni Cammilleri, di 25 anni, di Licata, infermiere professionale. Sottoposto alla misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale dell’ufficio direttivo di amministratore della comunità di accoglienza Salvatore Lupo, di 39 anni, di Favara, amministratore della comunità per disabili psichici “Suami – società cooperativa sociale – onlus”. Inoltre 3 soggetti risultano indagati: Salvatore Gibaldi, di 39 anni, nato a Gela ma residente a Licata, Angela Ferranti, di 49 anni di Licata; Maria Cappello, di 46 anni di Licata.

In particolare l’indagine, che ha avuto inizio nel dicembre del 2014, consentiva di accertare che la responsabile, e gli altri indagati, tutti impiegati presso la comunità per disabili psichici “Suami società cooperativa sociale – onlus”, ubicata a Licata, in questa via Gela, a vario titolo e in più occasioni avevano posto in essere azioni lesive dell’integrità psico-fisica e limitative della libertà personale, ai danni di alcuni ospiti della struttura a loro affidati per ragioni di cura e vigilanza, perpetrando ripetuti maltrattamenti e violenze fisiche e psicologiche.

Gli indagati avrebbero dovuto curare e assistere gli ospiti con gravi handicap fisici e psichici, invece, secondo la Procura di Agrigento e i carabinieri di Licata, la cooperativa sociale Onlus Suami altro non era un vero e proprio lager. I malati erano maltrattati, puniti, nutriti con alimenti scaduti e in alcuni casi legati con delle catene.

L’ Arma dei carabinieri ha effettuato puntuali accertamenti che hanno riscontrato quanto denunziato individuando, allo stato, i soggetti ritenuti responsabili dei fatti in contestazione. I gravi precisi e concordanti indizi di colpevolezza, raccolti in esito alle citate indagini di Polizia giudiziaria, hanno determinato come detto l’emissione del provvedimento cautelare. Anche questa indagine della Procura della Repubblica di Agrigento, dimostra la massima attenzione rivolta dall’Ufficio ai delitti contro il patrimonio in un contesto di particolare allarme sociale.

Le indagini di Polizia, su direttive della Procura della Repubblica, tuttora proseguono al fine di accertare eventuali altre corresponsabilità e vengono svolte dalla Compagnia dei carabinieri di Licata, alle dipendenze del capitano Marco Currao.

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