LEGGE ACQUA PUBBLICA IMPUGNATA, DI PAOLA CRITICA CHI ESTERNA STUPORE E INDIGNAZIONE

In merito all’atto di impugnativa adottato dal consiglio dei ministri della legge sul riordino del servizio idrico in Sicilia secondo il saccense Simone Di Paola non può certamente bastare qualche “pilatesco comunicato stampa attraverso cui esternare stupore ed indignazione tanto per pulirsi la coscienza, occorre andare oltre ed essere politicamente conseguenti alle cose che si dicono”.

“Nel merito della questione – scrive Di Paola – non è chiaro dove finisce l’ormai acclarata inadeguatezza di un governo regionale del tutto incapace di difendere gli interessi della Sicilia e specializzato nel farsi mandare indietro le leggi prodotte, evidenziando ancora una volta quanto abbiano ragione quanti da tempo auspichiamo l’ interruzione anticipata di un esperienza di governo dannosa e fallimentare; e dove invece inizia la mala fede di un governo nazionale evidentemente sensibile (per non usare parole più pesanti!) alle istanze provenienti dalle lobby che curano i milionari interessi dei privati che gestiscono l acqua in Italia, anche laddove tali interessi calpestano sacrosanti diritti dei cittadini; tutto può fare un governo che si autoprofessa di sinistra ma non subordinare i diritti delle comunità al business di pochi soggetti. Una cosa è certa: non esiste una direttiva o regolamento Comunitario che impediscano a priori l’ipotesi della gestione pubblica delle acque ed ove tale atto di impugnativa fosse basato specificamente su tale argomento sarebbe palesemente infondato. A questo punto auspico un’azione forte, eclatante, trasversale e decisa di tutta la classe parlamentare siciliana, in primis opponendosi all’atto in oggetto avverso la corte costituzionale come giustamente proposto dal M5S, perché qui c’è in gioco il futuro stesso di una terra dove perfino la difesa di diritti elementari è resa ostaggio degli interessi di insopportabili lobby. Nel frattempo – conclude – la battaglia deve continuare con ancora maggiore determinazione e mobilitando i territori sulla scorta di evidenti e sacrosante ragioni”.

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