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L’AVVENTO DI ARMAO

Aspettavamo l’assessore regionale all’Economia per il 20 dicembre, ma nessuna traccia di lui. Natale è passato, attenderemo l’altro mistero cristiano per averlo a Sciacca?

L’ultima sua apparizione in terra saccense è avvenuta il 4 luglio scorso. Aveva predicato nell’Aula consiliare, con i consiglieri comunali che ascoltavano il nuovo profeta a bocca aperta, che stava lavorando per stilare il bando pubblico di selezione dell’adivisor che avrebbe, a sua volta, preparato il bando pubblico di selezione per l’affidamento in gestione delle strutture termali. Incantò quel suo modo garbato di fare, di dire. Apparse come un gentiluomo d’altri tempi. Addirittura, commosse. Dalle sue parole uscì determinazione, quasi che qualcuno, abbracciato dalla forte commozione, gli chiedesse anche una moltiplicazione dei pesci, visto che in mare la fauna scarseggia.

Promise alla folla, commossa e silenziosa, un suo ritorno il 28 luglio, dopo 24 giorni dalla data della sua predicazione a Sciacca. Passò luglio, ma passarono anche agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre. Del nuovo profeta nessuna traccia. Il Presidente del Consiglio comunale, Filippo Bellanca, lo invitò ad apparire in città. Fu segnata una data, il 20 dicembre. Quasi ad anticipare di 4 giorni quella più importante che si manifestò a Betlemme 2011 anni fa. Di stella sulla grotta d’orata del Palazzo di città non ne abbiamo visto.

Il nuovo profeta snobba Sciacca, come del resto il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che arriva fino a Menfi, Montevago, Agrigento, saltando a piè pari Sciacca. E meno male che nella città termale l’Mpa vanta due assessori autorevoli.

Se i saccensi amassero maggiormante difendere la propria storia, il proprio essere, manderebbero a quel paese l’assessore Armao, in coro con la classe politica locale. Inutile mettere in prima fila il sindaco, le sue letterine non fanno smuovere manco la Girgenti Acque, figuriamoci il Governo regionale.

La questione delle terme, si dice in giro, è vitale per Sciacca. A me non sembra, in verità. Pare, in maniera più reale, che non importi a nessuno. E rientra nello stile comune della vocazione a farci del male per goderne. A Palermo stanno, pardon, hanno già deciso, il futuro delle nostre terme, e qui vige il silenzio. Anzichè propendere per la scelta dell’Advisor, che avrebbe avuto il compito di scegliere con un bando pubblico il gestore privato, hanno già saltato la prima fase affidando l’incarico a Sviluppo Italia Sicilia, un carrozzone pubblico.

Questa agenzia del ministero dell’Economia sta operando autonomamente, in barba ai saccensi, i quali aspettano il messia regionale. Ma poi, a quali saccensi? Ai cittadini pare che non gliene importi nulla. Alla politica locale, altrettanto, con qualche rara eccezione. Sembra solo impegnata a trovare cavilli per qualche sir, per rendergli la vita più complicata di quella che, effettivamente, ha.

Di terme non se ne parla. Ogni tanto un ululato. Poi il silenzio. Chissà se tale silenzio non è eloquente, per la politica che decide dentro la stanza dei bottoni! A Palermo hanno già tracciato il destino delle terme. E come al solito, i saccensi resteranno a guardare. Qualcuno, poi, ululerà qualche protocollo d’intesa, che finirà come le letterine di babbo Natale.

In fin dei conti, alla classe politica locale basta poco. Si accontenta davvero di poco. Basta una conferenza stampa, un’intervista tv, la firma su un protocollo che rimarrà solo carta.

Filippo Cardinale

Redazione Corriere

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