A Sciacca il lavoro nero è ormai divenuto regola e consuetudine. Lo denuncia il segretario della Camera del lavoro Franco Zammuto, che sotolinea come prima del jobs act occorre trovare lavoro degno e bene retribuito.
Tra i casi più clamorosi ed eclatanti, Zammuto segnala il caso di lavoratori che a fronte di una busta paga di circa 1.300,00 euro ne percepiscono appena 300,00. “Di fatto – dice – vengono retribuiti utilizzando la forma contrattuale del cottimo per prestazioni che non superano i 10 giorni mensili. Risultato: i lavoratori in sei, sette mesi di lavoro si trovano costretti a dichiarare un reddito annuo che paradossalmente li costringe a pagare l’IRPEF versando allo Stato una parte consistente di quanto guadagnato. Inoltre, a seguito delle presunte somme riscosse, non possono beneficiare delle agevolazioni sulle prestazioni sanitarie ed eventuali contributi sociali spettanti per via dell’ISEE. Di contro gli imprenditore scaricano importanti costi, riducono i propri ricavi , pagano meno tasse. Ovviamente, come sempre, i lavoratori rinunciano sia alle vertenza che alle denunce”.
Di casi di lavoro nero e delle “50 sfumature di grigio” secondo il sindacalista ne esistono a migliaia, per non dire che sono la regola, specie nel sud e nel nostro territorio.
“Finché il lavoro scarseggia – dice – il lavoratore sarà sempre più ostaggio dello sfruttamento da parte dell’imprenditore, e oggi, parlare di formule contrattuali di lavoro serve a poco se non si provvede a creare Lavoro. Sono già più di due anni che questa C.d.L si batte per stimolare e spinge perché si lavori per la creazione di posti di lavoro ottenendo solo molto scetticismo e, addirittura, derisione da parte dei più. Ostinatamente continuiamo a pensare e credere che le potenzialità di crescita dell’occupazione nel nostro territorio esistono e occorre sfruttarle. Vero è che spetta a Roma finanziare la crescita e fare le riforme. Vero è che Palermo deve anch’essa fare la sua parte. Ma è anche vero che i territori hanno un ruolo fondamentale nella promozione e nella organizzazione delle diverse attività produttive, eliminando ostacoli o contrapposizioni che esistono e insistono nel tessuto economico in cui viviamo, anche tra le numerose ma conflittuali categorie sindacali. Non è solo una questione di risorse finanziarie, che è ovvio sono importanti, ma è anche necessario saper fare sistema e imparare a conoscere le regole del mercato per starci dentro.
Jobs-act? No grazie. Prima il lavoro!”
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