Cronaca

La politica locale tra meme e maschere digitali. Teatro virtuale con satira, IA e accuse incrociate

Se da un lato amplificano la voce politica, dall’altro i social possono minare la vita sociale, alterare la percezione della realtà e sostituire l’informazione ufficiale con narrazioni polarizzate

SCIACCA. In città si accende il dibattito politico e con esso l’uso dei social come strumento di critica. I consiglieri comunali Raimondo Brucculeri e Maurizio Blò continuano a pubblicare video-denuncia contro l’amministrazione del sindaco Fabio Termine, scatenando polemiche e reazioni a catena. Anche il sindaco ed i suoi, che dei social hanno fatto uno strumento efficace in campagna elettorale nell’era Mizzica, li utilizzano per promuovere la loro attività amministrativa. E poi ci sono i profili “anonimi”, quelli che sono schierati da una parte o dall’altra e commentano a loro piacimento anche le notizie della stampa ufficiale, ma senza metterci la faccia. E spesso attraverso contenuti generati con intelligenza artificiale, usano ironia e satira per segnalare disservizi ed a volte, con toni molto più forti, invitano a non venire a Sciacca, danneggiando l’immagine della città. Per uno di questi profili, il sindaco ha richiamato i due consiglieri, che però dicono di essere ignari di ciò e di non essere gli autori occulti della pagina. La tensione ora sale ulteriormente quando Brucculeri ha segnalato la comparsa di un profilo fake a suo nome, alimentando il clima di confusione.

Tutti questi episodi mettono in luce i rischi legati all’uso distorto dei social: strumenti che, se da un lato amplificano la voce politica, dall’altro possono minare la vita sociale, alterare la percezione della realtà e sostituire l’informazione ufficiale con narrazioni polarizzate. In un contesto dove la politica si fa sempre più digitale, dove i nuovi politici sono nativi-digitali, Sciacca diventa un caso emblematico di come i social possano trasformarsi da piazza virtuale a campo di battaglia. Ma ciò che preoccupa di più è la giungla di quanti si tuffano a smanettare senza cognizione sulla tastiera del telefono o del pc. Risuonano ancora più forti le parole di Umberto Eco, che nel 2015 diceva che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività e venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

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