La gip: “il cuffarismo è un metodo, non un sistema”
La misura cautelare segna un ritorno forzato in panchina, lontano dal ruolo di regista politico che aveva ricoperto negli ultimi appuntamenti elettorali in Sicilia.
Da ieri è ai domiciliari Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana e oggi segretario della Democrazia Cristiana. La misura cautelare, disposta dalla gip, arriva senza braccialetto elettronico ma con accuse pesanti: corruzione e traffico di influenze. Secondo l’accusa, il patto corruttivo sarebbe emerso nel concorso per 15 posti a tempo indeterminato di operatore socio sanitario all’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. Le condotte illecite legate invece alla gara di “ausiliariato” all’Asp di Siracusa sono state ricondotte dalla giudice al reato di traffico di influenze. Altri capitoli giudiziari, come quello sul Consorzio di Bonifica, non hanno superato il vaglio probatorio. Per la gip, il “cuffarismo” non è un sistema organizzato ma un metodo: un modo di agire volto a favorire interessi personali e politici. «Favorire i candidati segnalati doveva servire anche a fare bene alla Democrazia Cristiana», scrive la giudice, sottolineando come l’ex presidente avrebbe agito con “pervicacia e spregiudicatezza”, sfruttando sistematicamente il potere politico e le relazioni con pubblici ufficiali ritenuti “influenzabili”.
Le dimissioni di Cuffaro dalla carica di segretario nazionale Dc non sono bastate, secondo la gip, a ridurre il pericolo di reiterazione del reato. Roberto Colletti, ex direttore generale di Villa Sofia-Cervello, e Antonio Iacono, dirigente dello stesso ospedale, sono finiti ai domiciliari. Vito Raso, autista-segretario, ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Mauro Marchese e Marco Dammone, rappresentanti della Dussmann Service, hanno l’obbligo di presentazione e il divieto per un anno di esercitare attività imprenditoriali o incarichi direttivi. La gip ha invece respinto la richiesta di arresto per Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, e per Carmelo Pace, capogruppo Dc all’Assemblea siciliana. Romano ha espresso soddisfazione: «Ribadisco la mia piena fiducia nella magistratura e la mia totale estraneità alle accuse». Gli avvocati di Cuffaro, Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano, hanno sottolineato l’assenza di prove sull’esistenza di un’associazione con altri indagati e annunciano con ogni probabilità un ricorso al Riesame. Intanto, per Cuffaro, la misura cautelare segna un ritorno forzato in panchina, lontano dal ruolo di regista politico che aveva ricoperto negli ultimi appuntamenti elettorali in Sicilia.




