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LA CGIL INCONTRA IGNAZIO CUTRO’: “LO STATO DIMOSTRI DI ESSERE PRESENTE SUL TERRITORIO”

“Abbiamo voluto portare personalmente la solidarietà e la vicinanza della FILLEA e della CGIL ad Ignazio Cutrò ed alla sua famiglia, insieme alla disponibilità della nostra Organizzazione a compiere ogni gesto ed ogni azione utile ad una riconsiderazione della scelta che Ignazio Cutrò ha dovuto dolorosamente prendere”.

Lo affermano Massimo Raso, Franco Tarantino e Vito Baglio della Cgil e Ignazio Cutrò dopo l’incontro avuto con l’imprenditore antiracket.

“Ogni imprenditore che decide di non sottostare al ricatto mafioso hanno il diritto di restare nella loro terra e di continuare la propria attività economica, uno Stato che non riesce a garantire questo diritto è uno Stato che viene meno ai propri doveri”, affermano.

“Per questa ragione riteniamo quella chiusura come una sconfitta per tutti ed un segnale devastante ed è per questa ragione che riteniamo che Cutrò debba essere messo concretamente in condizione di ripensarci e le Istituzioni ai vari livelli debbono poter garantire quanto necessita per la ripartenza dell’Impresa Cutrò. In tutta questa lunga vicenda che ha segnato la vita di Ignazio Cutrò e della sua famiglia vi è una lunga catena di silenzi, di disattenzioni complici e di leggerezze che fanno vergognare e che sono davvero il modo più indegno di ripagare il coraggio di chi ha fatto una scelta limpida di “testimoniare” la giustizia: dovremmo tutti sentirci Ignazio Cutrò e “testimoni di giustizia”, dovremmo, cioè, tutti quanti poter urlare la nostra contrarietà a soccombere al ricatto della mafia e a rivendicare la libertà di vita e di impresa in questa terra”, continuano i dirigenti sindacali.

“Lo Stato decida di perdere definitivamente la faccia in questo territorio, noi riteniamo che il Governo Nazionale e quello Regionale debbano rispettare gli impegni assunti e dimostrare, con i fatti, la vicinanza ai testimoni di giustizia. Allo stesso tempo riteniamo che, analogamente, le Istituzioni locali e tutte le associazioni imprenditoriali possano e debbano, a partire dall’emblematica vicenda di Ignazio Cutrò, con una iniziativa pubblica e visibile debba far sentire la propria vicinanza concreta a Lui e a tutti quegli Imprenditori che vogliono liberarsi dal dominio mafioso”.

“Le parole inequivocabili con le quali il nuovo Presidente della Repubblica ha parlato di legalità e di lotta alla mafia, debbono essere inverate da chi ha responsabilità di Governo. Il Ministro Alfano che ben dovrebbe conoscere la situazione di Ignazio Cutrò compia gesti concreti ed urgenti per venire incontro alle esigenze anche materiali della Famiglia Cutrò. Ignazio Cutrò e l’Associazione dei Testimoni di Giustizia hanno dimostrato con gesti concreti di non ricercare vantaggi personali da questa loro condizione, ma hanno il diritto di vedersi riconosciuto dallo Stato quello che serve per vivere con dignità questa loro condizione e per veder riconosciuto il diritto a continuare ad operare come Imprese. Noi condividiamo e sosterremo con forza e con ogni mezzo questo loro diritto”.

 

Redazione Corriere

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