La borsa da lavoro di Paolo Borsellino – magistrato ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio – entra nel cuore delle istituzioni italiane come potente simbolo di memoria e impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Da oggi, resterà esposta nel Transatlantico di Montecitorio fino al 30 ottobre, per poi essere custodita nella sede della Commissione Antimafia.
Alla cerimonia ufficiale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei vertici istituzionali, la premier Giorgia Meloni ha evocato quella “scintilla” nata trentatré anni fa e che ha acceso, a suo dire, “un incendio di speranza e amore per l’Italia”. Un momento che segnò l’inizio del suo personale cammino politico e il risveglio collettivo del Paese contro “violenza, ricatto e omertà”.
La borsa – custodita dalla famiglia di Carmelo Canale, ex collaboratore di Borsellino – è stata definita da Lucia Borsellino “il simbolo più tangibile della dedizione assoluta al lavoro e dello spirito di servizio di nostro padre”. Un simbolo oggi esposto ma che, come ricorda la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, “ha ancora addosso l’odore acre della pelle bruciata. Dentro è intatta. Come intatto è il suo insegnamento”.
Il “follow the money” teorizzato da Borsellino e Falcone vive ancora oggi come strategia globale citata persino nei documenti finali del G7. Il loro lascito si è fatto metodo, memoria e – oggi più che mai – monito.
foto La Presse
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