Il Cga dà torto al Ministero dell’Interno, in persona del Ministro on. Angelino Alfano,e conferma la sospensiva dell’informativa antimafia “atipica”emessa dal Prefetto di Agrigento G.P. di 49 anni di Aragona ,imprenditore agricolo, aveva chiesto all’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Agrigento l’erogazione di aiuti normativamente previsti ma l’Amministrazione comunicava al richiedente l’archiviazione della pratica avendo la Prefettura di Agrigento fornito informazioni antimafia incompatibili con l’erogazione del finanziamento richiesto.
Esercitato il diritto di accesso agli atti ai sensi della legge sulla trasparenza amministrativa l’imprenditore apprendeva per la prima volta di essere stato indagato nel 2002 perchè ritenuto responsabile unitamente ad altre 40 persone di scambio elettorale politico mafioso e pertanto secondo la Prefettura di Agrigento non si escludeva “il pericolo di permeabilità di possibili tentativi di infiltrazione mafiosa” nella gestione dell’impresa agricola.
Già il Tar in prima istanza aveva accolto la richiesta di sospensione dell’esecuzione dell’informativa emessa dalla Prefettura di Agrigento, riconoscendo la fondatezza delle censure avanzate avverso il provvedimento impugnato; ma il Ministero dell’Interno , in persona del Ministro on. Angelino Alfano, e la Prefettura di Agrigento, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, avevano proposto appello davanti al Cga per chiedere la riforma dell’ordinanza del Tar favorevole all’aragonese, sostenendo che l’informativa antimafia della Prefettura di Agrigento si fondava su elementi risultanti dalle note delle forze dell’ordine che tratteggiavano un quadro preoccupante e sintomatico di un possibile condizionamento mafioso nella gestione dell’impresa.
Si è costituito in giudizio anche davanti al Cga l’imprenditore aragonese, con il patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, per chiedere il rigetto dell’appello e la conferma, anche con diversa motivazione dell’ordinanza del Tar; tra l’altro l’avv. Rubino , a fronte di presunte indagini risalenti al 2002, ha prodotto in giudizio una certificazione della Prefettura di Agrigento risalente al 2004 attestante che a quella data non sussistevano cause interdittive a carico dell’imprenditore aragonese, e pertanto le circostanze addotte dalla Prefettura nell’emanazione dell’informativa atipica impugnata non possedevano comunque il carattere dell’attualità .
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, Presidente il Dr. Antonino Anastasi, Relatore il Cons. Giuseppe Barone, accogliendo le richieste avanzate in giudizio dall’Avv. Rubino ha rigettato l’appello proposto dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Agrigento , confermando, con diversa motivazione, l’ordinanza del Tar favorevole all’aragonese.
A questo punto , per effetto della pronunzia cautelare resa dal Cga, l’imprenditore aragonese potrà accedere ai finanziamenti erogati dalla Regione Siciliana ed il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Agrigento dovranno pagare le spese del giudizio cautelare di primo grado, liquidate in euro mille oltre iva e cassa di previdenza forense.
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