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IL “FARABUTTO” E “BUGIARDO” NON E’ LESIVO SE RIVOLTO COME CRITICA POLITICA. ASSOLTO ANTONINO CUFALO

“Sei un bugiardo ed un farabutto”. Sono parole che non entrano nella sfera del reato di ingiuria se si riferiscono alla critica politica e non entrano nel giudizio morale di una persona.

Il Tribunale penale di Sciacca, giudice monocratico Cinzia Alcamo, ha accolto l’appello dell’avocato Arnaldo Faro, avverso la sentenza del Giudice di pace di Ribera, assolvendo Antonino Cufalo, di anni 69 nato a Ribera,  dall’accusa di ingiuria nei confronti del Consigliere comunale del Comune di Ribera Giuseppe Mazzotta, per averlo appellato “con bugiardo e farabutto”.

Con tali espressioni il cittadino Cufalo ha qualificato un consigliere comunale , nel corso di una seduta consiliare a Ribera , per manifestare il proprio dissenso politico all’operato del consigliere stesso. 

In giurisprudenza esiste una chiara distinzione. Se te tali ingiurie sono soltanto la manifestazione del giudizio di critica politica e non hanno valore di giudizio morale non costituiscono reato; questo il principio ribadito dal Tribunale di Sciacca , in sintonia con la prevalente giurisprudenza della Corte di cassazione. 

Per tale ingiuria il Cufalo, personaggio noto ai riberesi per avere ricoperto la carica di magistrato onorario per molti anni, era stato condannato, in primo grado , con sentenza del Giudice di pace di Ribera , alla pena di euro 400,00 di multa , alle spese processuali ed al risarcimento del danno in favore dello stesso Consigliere comunale che si è costituito parte civile con la difesa dell’avvocato  Serafino Mazzotta .

I fatti si verificarono nel corso di una burrascosa seduta del Consiglio Comunale di Ribera del 31 luglio del 2007.

In aula consiliare si stava discutendo della proposta di allocare il Palazzetto dello Sport , nel sito di proprietà comunale destinato e denominato “Parco degli Ulivi”, quando al seguito dell’intervento del Consigliere Comunale Giuseppe Mazzotta , il Cufalo , che in uno ad altri cittadini , aveva firmato una petizione contraria alla mutazione di destinazione del Parco, appellava il Consigliere, che invece era favorevole alla proposta , con l’espressione “bugiardo , farabutto”.

Il Tribunale di Sciacca, condividendo la tesi dell’avvocato Arnaldo Faro, secondo cui le espressioni usate dal Cufalo, erano prive della valenza di giudizio morale, seppure dotate di una forte connotazione offensiva, ha ritenuto che il Cufalo , seppure con toni aspri, abbia esercitato il proprio diritto di critica politica, riconosciuto dalla Costituzione per cui la condotta doveva ritenersi scriminata ed insussistenze il reato.

Redazione Corriere

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