Il Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo ha sequestrato un’azienda ritenuta il collettore di interessi mafiosi nella gestione delle attività del mercato ortofrutticolo di Palermo, riconducibile a Pietro La Fata, commerciante palermitano 81enne.
Le attività investigative condotte dal personale della D.I.A. palermitana, sviluppate in accordo con il Proc. Agg. Bernardo Petralia, coordinatore del “Gruppo Misure di Prevenzione” della locale Procura Distrettuale Antimafia, hanno permesso di accertare come il La Fata avesse il controllo di una società cooperativa operante all’interno del locale mercato ortofrutticolo.
Già nel febbraio 2014, il Centro Operativo di Palermo, a conclusione di una complessa attività di indagine eseguita all’interno del mercato ortofrutticolo palermitano, aveva sequestrato beni mobili, immobili, 13 aziende, nonché rapporti bancari e finanziari a carico di cinque soggetti, tra cui lo stesso La Fata, per un valore stimato in oltre 265 milioni di euro. I cinque, tutti palermitani, ritenuti contigui alla famiglia di cosa nostra dei Galatolo, e profondi conoscitori del funzionamento del mercato, monopolizzavano le attività ivi stanziate anche attraverso l’utilizzo di servizi interni (facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale da imballaggio).
La forza intimidatrice esercitata da cosa nostra si manifestava attraverso l’imposizione dei prezzi e delle forniture, eliminando, di fatto, qualsiasi forma di concorrenza e garantendo all’organizzazione criminale il conseguimento di ingenti guadagni attraverso attività, solo apparentemente lecite.
La figura di Pietro La Fata era già emersa nell’ambito di dichiarazioni rese da un mafioso che lo indicava quale “uomo d’onore”, affiliato alla famiglia mafiosa dell’Acquasanta, che assicurava “discrezione alle riunioni”, fatte all’interno del mercato stesso, fra esponenti di spicco di varie famiglie. Le risultante investigative, condivise dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzine (Silvana Saguto), hanno consentito l’emissione del provvedimento di sequestro della società cooperativa riconducibile al La Fata, del valore complessivo stimato in oltre 1 milione di euro.
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