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IL BELLO, IL BRUTTO E L’INCOMPLETO. STORIA DI ACCESSI AL MARE, PARADOSSI DELLA “VOCAZIONE TURISTICA” DELLA CITTA’

Il buono, il brutto, il cattivo è il titolo del famoso film del 1966 diretto da Sergio Leone, con Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef. Un titolo che ci aiuta a trarre lo spunto per decsrivere meglio paradossi che si sono radicati nella nostra città e che è difficile rimuovere.

Il “Bello, il brutto e l’incompleto”, è il titolo del nostro reportage su tre accessi, uno di seguito all’altro e che si trovano in via Lido, una delle spiagge più belle della costa saccense, una spiagga quasi “nel centro storico”.

Eppure, riescono, i tre casi riportati nelle foto, a descrivere bene un a cultura che cozza con la “vocazione turistica” che si vuole accreditare alla nostra Città. Sono tre accessi, non distanti tra loro, che dovrebbero consentire l’accesso ai saccensi e agli ospiti nella spiaggia lunga quasi due chilometri.

Un accesso, il “bello” , è in ottimo stato, pulito, curato, completo di gradini fino alla spiaggia. Poi c’è il “brutto” , quello che è come appare in foto: sporco, privo di gradini, in realtà non praticabile. Poi c’è il terzo accesso, “l’incompleto” . Gradini a metà. Chiariamoci subito un concetto: i gradini ( a metà) sono stati effettuati a spese del Comune, quindi dei contribuenti. Poi l’accesso finisce la sua corsa. Ci sono i binari e…le ricenzioni dei privati. Non si va oltre, opsiti e saccensi devono districarsi tra sterpaglie.

Il tutto perchè l’interesse privato prevale su quello pubblico. L’egoismo prevale sul bene della collettività. Il terzo accesso, “l’incompleto”, è la storia emblematica di come la “cosa pubblica ” venga mortificata e nel contempo rispecchia la resa degli amministratori che chiudono gli occhi dove bisogna tenerli aperti o non riescono a porre in essere soluzioni capaci di dare lustro alla nostra città. Una manciata di terra inedificabile che potrebbe essere espropriata per pubblica utilità. Invece no. Il particolare riesce a sovrastare sul collettivo. Le nostre tre foto, nel loro piccolo, raccontano uno scorcio di storia quotidiana della nostra Città. Del resto, è un modo di essere.

Redazione Corriere

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