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IGNAZIO CUTRO’ TRA LA MAFIA E LA BUROCRAZIA. “CAVILLI BUROCRATICI NON MI CONSENTONO DI LAVORARE”

Il calvario dell’imprenditore Ignazio Cutrò non ha termine. Ci sono state e ci sono le poste della mafia a rendere amaro il suo cammino e quello della sua famiglia. Ma c’è anche la posta della burocrazia, quella che non gli consente di tornare al lavoro nonostante la possibilità concreta dell’offerta propostagli. Ignazio Cutrò, l’imprenditore antiracket, ha lanciato l’ennesima denuncia in occasione della presentazione del libro “La Forza del Gruppo”, svoltasi ieri sera.

“Ho la possibilità, finalmente, di lavorare, ma la burocrazia non me lo permette”, ha denunciato nel corso del suo intervento. A suo dire, ci sarebbe “un intoppo tra Prefettura di Agrigento e l’Inps”.

Cutrò non riesce ad ottenere il rilascio del Durc, documento dell’Inps indispensabile affinché un’impresa possa lavorare. Il Durc attesta la posizione previdenziale della stessa impresa e la regolarità dei pagamenti. Ma Cutrò ha subito gravi danni dalle estorsioni. La Prefettura di Agrigento ha riconosciuto lo stato di ditta estorta, ma un cavillo burocratico tra la stessa Prefettura e l’Inps non consente a Ignazio Cutrò di ritirare il documento.

“Ignazio Cutrò non può lavorare – ha detto sabato sera – perché c’è una specie di partita a ping pong tra la Prefettura di Agrigento e l’Insp. Pur avendo la possibilità di tronare a lavorare, dopo anni in cui mi è stato tolto questo diritto, non lo posso fare per un cavillo burocratico. Forse qualcuno dimentica- ha proseguito Cutrò- che noi siamo rimasti nella nostra terra, non l’abbiamo abbandonata. Non siamo disertori, ma la mia impresa non riesce a tornare a lavorare in un mercato libero dalla mafia”. E poi ha proseguito: “Io e la mia famiglia siamo rimasti qui, a Bivona, non perché ci consideriamo degli eroi, ma per il fatto di aver fatto gruppo, io, mia moglie, i miei figli. Abbiamo creduto, e continuiamo a farlo, in questa terra, nelle Istituzioni, ma fatti di ordine burocratico ci fanno scoraggiare. Non ci ha piegato la mafia, gli estortori, ma di fronte alla burocrazia non abbiamo più forze per lottare”.

Redazione Corriere

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