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Giochi e sport tradizionali siciliani

ITALIA. La Sicilia condivide con il resto delle regioni italiane una lunga tradizione legata ai giochi e agli sport tradizionali. Radicati nel passato, mezzo di socialità, i giochi tradizionali siciliani hanno diverse affinità con quelli praticati in altre territori ma, allo stesso tempo, esprimono in modo netto il carattere della terra sicula.

I giochi tradizionali si giocavano in strada e servivano a sviluppare fantasia e socialità, a divertirsi e a creare legami che poi si evolvevano in amicizia.

Uno dei giochi più conosciuti anche al di fuori della regione, è a Strummula, che prevedeva una gara in un tracciato disegnato col gesso con le strummule, le trottole, costruite in casa in modo artigianale. Lo scopo del gioco era semplice: far girare ‘a strummula il più possibile. L’ultimo classificato doveva pagare un fio piuttosto pesante: all’inizio della gara, infatti, si stabiliva un tot di colpi che la strummula perdente doveva subire. Alla fine, la trottola perdente poteva uscirne distrutta.

Un altro gioco diffuso era simile alla cavallina (popolare in tutta Italia): acchiana u patri con tutti li so figghi si giocava divisi in due gruppi. Uno dei partecipanti, chi “stava sotto”, doveva appoggiarsi a un muro; i suoi compagni di squadra, partendo da una ventina di metri, dovevano formare la groppa di un cavallo sopra il giocatore che sta sotto.

Il gioco prevedeva anche la recita di una filastrocca: il primo a saltare doveva recitare “Acchiana u patri cu tutti i so figghi. Quattru e quattru uottu, scarrica u buottu; l’acieddu cu li pinni, scarrica e vattinni”, gli altri, a seguire, dire “u figghiu”, l’ultimo, invece, a presagire la vittoria, recitare “quattru e quattru ottu, scarrica lu bottu; l’aceddu cu li pinni scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju”.

C’erano poi giochi che erano precursori o imitazioni di sport noti: per esempio, ‘a mazza era un gioco del tutto simile al baseball, una sorta di versione povera che prevedeva l’uso di due pezzi di legno, uno di circa 50 cm e uno di dimensioni più ridotte. Con il bastone più grande si doveva colpire una delle punte di quello più piccolo per farlo sollevare da terra: una volta in aria, lo scopo era colpirlo con il bastone più lungo – la mazza – e farlo andare più lontano possibile.

Altri giochi, invece, sono comuni in Sicilia come nel resto d’Italia: nascondino – con ‘a cunta che serviva a stabilire chi iniziava per primo -, un due tre stella (o stai là), le figurine dei calciatori e il gioco della corda sono impressi nella memoria collettiva.

E proprio come nel resto d’Italia, anche i giochi di carte sono una tradizione insensibile al trascorrere del tempo. La nostra regione ha addirittura un mazzo proprio, il mazzo di carte siciliano, di derivazione spagnola e con legami con i tarocchi e gli arcani minori, composto da 40 carte con colori accesi e disegni vivaci. Il cavallo viene detto anche “Sceccu”, mentre il tre di oro presenta la trinacria siciliana. Alcuni giochi di carte che hanno affinità con i giochi tradizionali si trovano tra i più diffusi giochi da casinò online, che permettono agli appassionati di giocare seduti al proprio pc: per esempio, uno dei giochi più amati è il blackjack, nato dal vingt-et-un francese, che ha parecchie affinità col sette e mezzo.

Il gioco di carte tradizionale più diffuso è senza dubbio il Cucù. Il gioco prevede la partecipazione di molte persone, disposte su una lunga tavolata, e lo scopo è quello di mantenere la carta più alta. Il valore delle carte va da 1 a 10: l’asso vale 1, le figure (donne, cavallo e re) 8, 9 e 10.

Il gioco comincia con la distribuzione delle carte: chi riceve la prima può decidere se passarla al giocatore successivo in senso orario, oppure tenerla. Alla fine, chi si ritrova la carta più passa paga con una “vita” (delle tre a disposizione). Il lato divertente sta nel nome del gioco: chi si ritrova tra le mani la carta più alta, può tenerla gridando “Cucù”. La regola del morto, invece, prevede che chi ha perso tutte le vite ne possa guadagnare una, rientrando in gioco, facendo parlare uno degli avversari.

Tra giochi di strada e carte, tra passato e presente, i giochi della tradizione siciliana, come la cucina e i riti collettivi religiosi, sono uno spaccato di quel che siamo stati e siamo ancora: una terra ricca di storia.

Filippo Cardinale

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