Frugare nella posta altrui è reato. A Palermo una donna di 57 anni, di professione medico, è stata condannata al pagamento di una multa di 200 euro per avere violato e utilizzato in tribunale un estratto conto bancario del coniuge separato.
Si tratta di una pena simbolica con cui i giudici hanno voluto affermare il principio che riconosce l’inviolabilità della corrispondenza, sancita pure dalla Costituzione.
La decisione ribadisce dunque la «pericolosità» di comportamenti da molti ritenuti normali: quello cioè di chi, senza autorizzazione, va a curiosare nella corrispondenza riservata dei familiari e dei prossimi congiunti. E il principio può valere anche per altre forme di comunicazione, pure per quelle della vita sempre più «social» (da Facebook a whatsapp agli sms) di tutti i giorni.
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