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EMANUELE CURRAO, IL FUNZIONARIO COINVOLTO NELLO TRUFFA ALLA REGIONE, SI ERA CANDIDATO ALLE ELEZIONI COMUNALI DI SCIACCA

Emanuele Currao, 46 anni, di Palermo, funzionario direttivo dell’amministrazione regionale, uno dei due dipendenti regionali finiti in carcere nell’operazione “Iban” (gli altri 13 coinvolti sono agli arresti domiciliari) è sposato con una donna di Sciacca ed è stato candidato alle elezioni comunali del 2012 con la lista di Cantiere Popolare. E’ quanto si è appreso l’indomani della clamorosa operazione dei carabinieri che ha scoperchiato un sistema di truffa compiuto dagli impiegati ai danni della Regione Sicilia.

I 15 sono ritenuti responsabili a vario titolo di peculato, truffa aggravata nei confronti dello Stato, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica. Le indagini hanno consentito di riscontrare un meccanismo di distrazione e successiva appropriazione indebita di denaro pubblico, quantificabile allo stato in circa 500.000 euro, fatto confluire sui conti correnti personali degli arrestati anziché su quelli di appoggio delle imprese che avevano fornito beni e servizi alla Regione. I regionali infedeli, come hanno scoperto poi gli investigatori, avevano messo su un vero e proprio sistema per intascare soldi pubblici.

L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, che coordina il pool reati contro la pubblica amministrazione. Secondo quanto emerge dalle indagini, Currao, sarebbe riuscito a fare attribuire la somma di circa 35 mila euro ad un soggetto che non era neppure dipendente regionale, ma titolare di un’agenzia di viaggi che aveva organizzato una trasferta di funzionari italiani, tra cui lo stesso Currao, in America latina, nell’ambito della missione Pacef urbal III – finanziata con fondi europei.

In questo specifico caso, il servizio fornito dall’agenzia di viaggi sarebbe stato fatto pagare due volte all’Amministrazione regionale attraverso un decreto ingiuntivo – emesso dal Tribunale di Palermo nei confronti dell’Assessorato – che lo stesso Currao aveva fatto richiedere ed il cui conseguente accredito veniva “girato”, ancora una volta, sul proprio conto corrente per un importo di circa 42 mila euro.

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