Eelettrodotto Tunisia-Partanna da 300 mln di euro, allarme Uiltec: “A rischio posti di lavoro nelle centrali termoelettriche”
Con le energie rinnovabili sono a rischio un migliaio di posti di lavori in Sicilia nelle centrali termoelettriche. Lo denuncia il segretario generale Uiltec Sicilia, Peppe Di Natale. Nella nostra isola ci sono ben 8 centrali termoelettriche, la regione che ne ha di più in Italia.
L’intervento dopo il via libera al cavidotto sottomarino Italia-Tunisia con uno stanziamento di 307 milioni di euro da parte della Commissione europea che cofinanzierà l’infrastruttura insieme al governo italiano. L’opera di collegamento sottomarino, del valore totale di 850 milioni di euro, finalizzata a ottimizzare l’uso delle risorse energetiche tra Europa e Nord Africa, prevede la realizzazione di 200 km di cavi sottomarini a una profondità di quasi 800 metri attraverso il Canale di Sicilia.
Il nuovo collegamento metterà in comunicazione la stazione elettrica di Partanna con una stazione corrispondente, nella penisola di Capo Bon in Tunisia. Il timore per un eventuale impatto negativo sulla produzione e, dunque, sul lavoro delle sei centrali siciliane è abbastanza diffuso nei territori e tra le parti sociali.
“La facilità con cui si pensa di poter spegnere le centrali termoelettriche – aggiunge Di Natale – sostituendole con cavi elettrici che importano energia, impone una riflessione seria sull’assetto energetico della Sicilia soprattutto dal punto di vista elettrico. Le centrali termoelettriche, va ricordato, sono fondamentali per la regolazione dell’intero sistema elettrico nazionale: garantiscono continuità e modulazione della tensione elettrica. Pensare – ragiona Di Natale – di poterne fare a meno con uno schiocco di dita ci sembra una operazione poco reale e dall’approccio quasi utopistico se si guarda all’attuale realtà”