Ecco la nuova sala del teatro che non è ancora teatro: era una “sala stampa” e ha un pilastro nel mezzo. Per Monte “funzionalità zero”

SCIACCA. I lavori sono sostanzialmente terminati (anche in questo caso tempi più lunghi rispetto a quelli stabiliti dal progetto) e ora si apre il dibattito ampiamente previsto sul fatto che il Samonà, di fatto, continua ad non essere un vero teatro.

Ad aprire le danze (ma più volte in passato aveva dato la sua opinione) è oggi l’ex assessore e autore teatrale Salvatore Monte, quello che i suoi lavori li porta nei teatri di Menfi e Sambuca di Sicilia per l’assenza, in città, di un palcoscenico.

“La realizzazione di una nuova sala da 100 posti ha una funzionalità pari allo zero” dice Monte nel contestare ancora una volta il senso partico di quella scelta progettuale per la quale la Regione Siciliana è intervenuta con un contributo di quasi 1 milione di euro. Di fatto, per dovere di cronaca, dobbiamo dire che i soldi sono serviti anche per aggiornare l’impianto tecnologico e soprattutto per realizzare quel collegamento con la condotta fognaria che il teatro non aveva. I lavori relativi alla saletta sembrano fatti bene, anche se quel pilastro in mezzo, seppure realizzato sulla scalinata di accesso, non aiuterà il pubblico di assistere ad un eventuale evento culturale e artistico.

Monte, da esperto qual’è, ha visto la nuova saletta che dovrebbe essere destinata a piccole manifestazioni culturali (ora bisogna affrontare l’aspetto gestionale, capire se la Regione affiderà l’opera al Comune di Sciacca) e ricorda che nel progetto originario di Samonà quello spazio era stato destinato alla stampa. ”Da operatore teatrale ritengo aberrante – dice – non aver investito questi soldi per l’ampliamento del palcoscenico della sala principale. Nella nostra cittadina, grazie al cielo, non mancano le piccole sale da destinare a eventi culturali. Questa ulteriore sala, a mio modesto parere, rischia di essere poco operativa. Sicuramente – aggiunge – non è una sala destinata agli operatori teatrali in quanto non è minimamente armata per ospitare anche piccoli spettacoli teatrali che includano scenografie. Sicuramente, posso affermare, che è una sala ben fatta, sotto il profilo degli impianti e dei materiali ma lontana dai bisogni del territorio. Sprovvista anch’essa di camerini, sono curioso di sapere come avrà luogo la gestione e, soprattutto, quali future progettualità sono state ipotizzate per dare nuovamente linfa vitale al teatro popolare di Sciacca che, anni fa, ha dimostrato di essere luogo attrattivo per un crescente pubblico”.

Giuseppe Recca