Il Tribunale di Agrigento, Sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, ha rigettato la proposta di applicazione di sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno a Ribera e l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, nei confronti del riberese Gioacchino Siggia, coinvolto nell’operazione antimafia “Welcome Back” del 2006 e condannato con sentenza definitiva a 3 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa.
Siggia è assistito dall’avvocato Francesco Conti. Secondo la procura antimafia, Gioacchino Siggia, 82 anni, possedeva case, terreni e aveva soldi in banca. I beni, secondo l’accusa, che sarebbero stati acquisiti grazie alla sua attività al servizio di Cosa Nostra, sono stati sequestrati lo scorso novembre 2011.
Furono sequestrati nove appezzamenti di terreno, due fabbricati e un libretto nominativo. L’origine di questi beni, intestati anche ai familiari, secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza non poteva essere riconducibile in nessun modo ai redditi dell’anziano riberese.
Il suo nome è legato all’operazione “Welcome back”. Il 5 luglio del 2006 finirono in carcere quattro persone, ritenute componenti della “malavita” italo-americana. Siggia, per via dell’età avanzata, fu posto agli arresti domiciliari. L’inchiesta ha preso spunto dal ritorno in Italia (da qui il nome dell’operazione “Welcome back”, ovvero “bentornato”) di Gennaro Sortino (deceduto di recente) rientrato, dopo sedici anni di latitanza negli Usa, grazie a un provvedimento di estinzione della pena.
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