Stiamo vivendo questi giorni sotto un overdose di notizie martellanti sul crollo del ponte del Verdura. Giusto. Vi è un territorio che è in ginocchio. Un colpo mortale alle già precarie condizioni ataviche di una vasta zona lasciata al suo destino di arretratezza e sottosviluppo. Vi è, nel contesto di questi giorni, un altro dramma: l’incidente sul lavoro di Mario Cardinale rimasto sotto una montagna di detriti a causa della frana mentre era al lavoro col suo escavatore.

Dopo diversi giorni, non è stato possibile recuperare Mario Cardinale. Precarietà del sito, condizioni meteo non positive. Ma è mai possibile che la tecnologia che ci ha portato sulla luna non ci consente di intervenire anche in condizioni di lavoro non ideali? Il sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, rompe un silenzio su una tragedia passata in secondo piano rispetto al crollo del Verdura.

“Manca l’organizzazione, la Protezione civile è assente e non esistono attività di coordinamento se non lo sforzo dell’unico tecnico, l’ingegner Brescia del distretto minerario. Anche la Croce rossa non è presente, le uniche azioni operative le stanno fornendo gli operai dell’ItalKali guidati dal dottor Schembri”, ha dichiarato Panepinto che ha chiesto la costituzione di un’unità di crisi. E’ assurdo che tutto questo accada. Sotto quella maledetta terra franata c’è Mario Cardinale.

Non sappiamo se è stato miracolato. Non sappiano se è riuscito a mettersi in salvo magari attraverso una nicchia protettiva voluta dalla mano divina. Sappiamo solamente che troppo tempo è trascorso, e quanto denunciato dal sindaco Panepinto fa più rumore di tonnellate di terra che frana.

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