Concluse le indagini condotte dai carabinieri di Sciacca
La Procura della Repubblica ha concluso le indagini condotte dai carabinieri della locale Compagnia scaturite in seguito al sequestro del depuratore con trattamento a fanghi attivi del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Sciacca, operato lo scorso 29 maggio.
L’impianto accusatorio si basa su due reati: frode per pubbliche forniture e scarico di acque non depurate in pubblica fognatura.
La Procura della Repubblica, che si è avvalsa della consulenza tecnica di un ingegnere docente dell’università degli studi di Palermo, e sta procedendo alle notifiche degli avvisi conclusioni indagini nei confronti di tre soggetti individuati quali responsabili della mancata messa in funzione del depuratore.
In particolare, è stato accertato che la società che si occupa del servizio di gestione, conduzione e manutenzione degli impianti tecnologici del presidio ospedaliero ha interrotto ingiustificatamente il regolare funzionamento del depuratore, nonostante l’impianto fosse perfettamente funzionante, così determinando la diretta immissione dei reflui ospedalieri in pubblica fognatura senza previo trattamento biologico e di disinfezione finalizzato a contenere i reflui nei valori soglia, come prescritto dalla legge e dall’autorizzazione comunale allo scarico del 5 febbraio 2013.
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