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DELITTO LORIS, DEPOSITATA LA MOTIVAZIONE. IL RIESAME: “MAMMA LUCIDA ASSASSINA”

Veronica Panarello, ha “una capacità elaborativa di una pronta strategia manipolatoria” e una “insospettabile tenuta psicologica” che supportano “il giudizio di elevatissima capacità criminale”. Questi alcuni dei passaggi della motivazione depositata dal Tribunale del riesame che ha confermato l’arresto della donna per l’omicidio del figlio.

Veronica, “con agghiacciante indifferenza, ha agito da lucidissima assassina manifestando una pronta reazione al delitto di cui si è resa responsabile” con la “volontà di organizzare l’apparente rapimento del figlio Loris” – è scritto nella motivazione. La donna ha tenuto una “sconcertante glacialità nell’ordire la simulazione di un rapimento a scopo sessuale”, una “impressionante determinazione nel liberarsi del cadavere del figlio, scaraventandolo nel canalone” per “lucidamente occultare le prove del crimine. E’ evidente il rischio di inquinamento probatorio per la necessità di preservare le indagini dal concreto rischio di contaminazione di cui l’indagata potrebbe rendersi artefice”.

Continuano i giudici del Riesame: per Veronica Panarello “sussiste il rischio di recidivanza”, dimostrando “una odiosissima crudeltà e assenza di pietà” nel delitto con “una totale incapacità di controllo della furia omicidiaria”.

“L’evidenza delle immagini nitide, che più volte sono state visionate dal collegio, conclama il mendacio della Panarello”.

Passaggi durissmi quella scritti dal presidente estensore della V Sezione del Tribunale del riesame di Catania, Maria Grazia Vagliasindi, nelle motivazioni con cui il 3 gennaio scorso è stata rigettata la richiesta di scarcerazione della mamma di Loris Stival, il bambino di 8 anni ucciso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, nel Ragusano.

Secondo i giudici, “la ricostruzione accusatoria è ulteriormente confermata dal fatto oggettivo che Loris, a scuola, la mattina del 29 non arriva mai e dal dato narrativo, inedito nelle primissime dichiarazioni di giorno 29, relativo all’illogico rientro a casa della donna per sbrigare faccende domestiche nonostante l’appuntamento al castello di Donnafugata fissato per le 09.30”.

Per il Tribunale de riesame, “l’indagata descrive percorsi illogici” e “mente spudoratamente per accreditare una normale quotidianità sconfessata dalle sue artificiose ricostruzioni”.

Si legge ancora: “Tutte le versioni della Panarello sono dense, così come rettamente dedotto dall’accusa, di incongruenze, menzogne e ricordi postumi”.

Anche sulle fascette consegnate alla maestre due giorni dopo il delitto, che sarebbero compatibili con quelle utilizzate per strangolare Loris, i giudici scrivono che “l’iniziativa è da ritenersi dolosamente preordinata a liberarsi del macigno accusatorio della disponibilità del reperto”.

“L’indagata ha agito in preda a uno stato passionale momentaneo di rabbia incontenibile per il fallimento del piano mattutino che evidentemente quel giorno non prevedeva l’ingombrante presenza del suo primogenito”. Il delitto, si legge nelle motivazioni, è “verosimilmente propiziato da una circostanza occasionale, la discussione con Loris che, quella mattina, sconvolgendo i piani di Veronica Panarello vuole rimanere con la mamma, incuriosito dal suo look esteticamente curato” per andare a un corso di cucina a Donnafugata.

L’assenza di prove sicure porta il Tribunale a ritenere che la donna “esasperata per il comportamento del figlio sia rientrata in casa per controllarlo e, in preda a un’incontenibile impulsiva furia aggressiva, abbia soppresso il bambino”, stringendogli al collo un cappio con le fascette che aveva a portata di mano e poi “legandogli i polsi nell’immediatezza del soffocamento, verosimilmente per simulare un omicidio a sfondo sessuale con sevizie, ad opere di un estraneo”.

(Fonte ANSA)

Redazione Corriere

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