La notte a Rebibbia non passa mai per Totò Cuffaro. In una intervista rilasciata al settimanale Panorama, quanto sia dura la vita senza libertà. “Resto con le mani intrecciate dietro la nuca e gli occhi sbarrati. È il momento più difficile della giornata: la notte è terribile. C’è un silenzio inimmaginabile, squarciato ogni tanto da qualcuno che grida, le cornacchie che gracchiano, i gatti che litigano”.
E poi ancora: “Ero pieno di terrore, anche a causa dalla mitologia televisiva – racconta Cuffaro nell’intervista. Ero convinto che dietro ogni cella ci fosse uno pronto ad accoltellarti. Invece ho scoperto una solidarietà e umanità sconvolgente”.
Poi fa riferimento al processo: “In appello ho avuto la netta sensazione che il percorso fosse segnato. Sono arrivato in Cassazione pessimista, sicuro della condanna. Convinto che qualcuno mi stesse usando”.
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