Negli ultimi giorni sei medici hanno rassegnato le proprie dimissioni dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento. Per la Cgil è un fatto grave che mette in luce, ancora una volta, le difficoltà strutturali della sanità pubblica in provincia e nell’intero Paese.
“È già estremamente complicato riuscire a trattenere, all’interno del sistema sanitario pubblico, i medici a tempo indeterminato, a causa della concorrenza della sanità privata che offre retribuzioni molto più alte e una organizzazione del lavoro che consente di lavorare in serenità. Figuriamoci quanto possa essere difficile mantenere in servizio i professionisti con un contratto a tempo determinato, privi di prospettive stabili. In passato alcuni bandi di concorso, per la medicina di urgenza sono addirittura andati deserti, a fronte però di diverse centinaia di posti vacanti in tutte le altre specializzazioni. Una situazione insostenibile che non può più essere sottovalutata. Come CGIL riteniamo necessario e urgente aprire un confronto con il management dell’ASP di Agrigento. Per questo chiederemo un incontro al direttore generale Giuseppe Capodieci, al fine di comprendere perché non sia stata ancora avviata una task force mirata alla copertura dei posti vacanti nella dirigenza medica, a partire dall’attivazione delle procedure di assunzione previste per legge, comprese le mobilità. Non possiamo permettere che la sanità pubblica agrigentina continui a perdere risorse umane e professionalità preziose. Molti giovani medici sono già andati via, avendo vinto concorsi pubblici in altre regioni. È indispensabile offrire loro la possibilità di rientrare, creando condizioni lavorative e contrattuali dignitose e stabili. Se non si ha questa consapevolezza e non si provvede con urgenza a tappare i buchi in organico le tanto sbandierate case di comunità il cui obiettivo è quello di portare i servizi sanitari più vicino ai cittadini fungendo da punto di riferimento per l’assistenza primaria, la prevenzione e la promozione della salute; che dovrebbero offrire servizi ambulatoriali, diagnostici, di continuità assistenziale e di prevenzione, integrando l’assistenza fornita dai medici di famiglia e dai pediatri ci chiediamo con quali medici? Con questo andazzo saranno l’ennesime cattedrali nel deserto o saranno costruite soltanto per concederli ai privati. Sarebbe l’ennesima beffa per i cittadini che con le proprie tasse finanziano la realizzazione di strutture per i privati e restare senza una sanità pubblica di qualità vicino casa. La sanità pubblica è un bene comune da difendere e rafforzare. Per questo chiediamo atti concreti e immediati per garantire servizi essenziali ai cittadini e dignità a chi ogni giorno lavora negli ospedali e nei presidi sanitari della nostra provincia”.
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