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CARNEVALE, ESITO VOTAZIONI: TRA IL VOLERE E LO SCRIVERE C’E’ DI MEZZO UN MARE GRANDE

E’ assurdo dire di aver sbagliato voto dopo la chiusura delle buste, la loro consegna e l’apertura. La sommatoria dei voti corrisponde a quanto scritto di pugno sulle schede

C’è sempre qualcosa che agita il carnevale, anche quando l’edizione, come quella appena conclusa, ha registrato vari successi, di qualità, di affluenza di presenze, di bel tempo. Ma l’accento carnascialesco non può mancare affatto. Ci deve stare, come il prezzemolo che si mette ovunque. E il prezzemolo carnascialesco è il dubbio suscitato dall’esito finale delle valutazioni dei carri.

Se Martin perse la cappa per un punto, la premiazione di ieri sera si tinge di giallo proprio per un punto. Il carro Raggi di luce vince per un punto su Battito animale. Subito arriva la contestazione, si svolge una prima verifica delle schede dei giurati consegnati al dirigente del Comune Michele Todaro. La sommatoria dei voti riportati sulle schede conferma il risultato finale. Non c’è errore di calcolo. Ma ecco che succede il fatto carnascialesco.

Un membro della giuria, a quanto pare con un sms, fa pervenire il suo stupore. Pare che la sua lamentazione risieda nel fatto che la giuria avrebbe stabilito un ex aequo tra i due carri. Lo stesso membro avrebbe riferito che si sarebbe sbagliato e che la sua intenzione di voto sarebbe stata diversa. Ora, in Italia succedono tante cose a propria insaputa. Ma vige un principio che non può essere messo in dubbio: ciò che si scrive leggere si vuole. Le intenzioni restano tali. Sarebbe assai grave che un giurato pensasse di poter modificare il suo voto sol perché si è accorto dopo la chiusura delle schede e della loro consegna di un errore. Le valutazioni sono state architettate in modo tale che ogni membro potesse scegliere autonomamente, votando su due o quattro schede (a seconda della tipologia della valutazione). Ciò per evitare il rischio della fuga di notizie per come è avvenuto in precedenza. In ogni gara c’è chi vince, c’è chi si piazza secondo e via dicendo. Ci appare assurdo l’idea dell’ex aequo.

Ancora può assurda ci sembra l’idea che la giuria possa decidere di assegnare un ex aequo al cospetto di una valutazione complessa e articolata fatta di voti. Altrimenti sarebbe il caso di evitare le schede e procedere con l’opinione. La giuria decide senza assegnare voti, ma con una semplice valutazione di ordine emotivo. Speriamo che la vicenda abbia un punto fermo, per evitare che i risvolti carnascialeschi abbiamo ancora un seguito.

Domattina al Comune ci sarà un summit per un ulteriore verifica. Speriamo che il carnevale ricco di coriandoli non si arricchisca di carte bollate. 

Redazione Corriere

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